Pagina:Alfieri - Rime varie (1903).djvu/77

Da Wikisource.

rime varie 71


XCIV.

«Chiare, fresche, dolci acque», amene tanto,
Ch’or veggio in copia scorrer tumidette,
Qui verso il piano infra le molli erbette,
Recando all’alma un disusato incanto;

Or brune brune, s’io m’inoltro alquanto,
Movete all’ombra d’alte piante elette;
Or, s’io più salgo, infra gran massi astrette,
Mormoreggiando m’invitate al pianto:

Deh, se l’allor per forte amar si miete,
Piacciavi ch’oggi in parte almen si appaghe
Di voi mia lunga, ardente, e nobil sete!

Se voci v’ha dell’avvenir presaghe,
Gran pezza, acque di Sorga, non vedrete
Uom, cui di me più addentro amore impiaghe.

XCV.

Non pria col labro desïoso avea
Attinto un sorso della limpid’onda,
Che una gran luce dalla opposta sponda,
Maravigliosa agli occhi miei, sorgea.

Donna era tal, ch’ogni fulgór vincea;
E mi diceva, placida e gioconda:
Nessuna mai per carmi a me seconda
Fu, da che il mio cantor mi ha fatto Dea:

Ma pur, tanta mi appar colei che accenni
Nelle tue calde sospirose rime,
Ch’io stessa vo’ sue laudi omai perenni.

Pari al soggetto avrai dolce-sublime
Lo stil, che in don dal vate mio ti ottenni,
Con cui negli altri ei la sua fiamma imprime.