Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/116

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S’io miro, il guardo ai dolci obbietti avvezzo
     S’infosca al fumo, e sol forme atre scorge,
     447Che gelido nel cor destan ribrezzo:
S’i’ ascolto, aspra all’orecchio origin porge
     D’inconsolabil lutto il fremer tronco
     450D’urli e di lai, che disperato sorge.
La mano il tatto abborre, e fin un bronco
     Arido sfugge d’afferrar, e al braccio
     453Sta giunta come ad un marmoreo tronco.
Ah! pronta ecco la via d’uscir d’impaccio;
     Nè v’ha d’uopo a dar fine agli anni oscuri
     456D’acuto ferro, o d’annodato laccio.
Già m’invita la pira ardente: i duri
     Affanni questa accolga, e le invan sparse
     459Lagrime, e all'Ombra mia pace assecuri.
Disse; e debil, ma fier, venne a gittarse
     Fra l’altissime fiamme, ove in un punto
     462S’abbronzò, frisse abbrustolato, ed arse.
Da questa del furore ostia disgiunto
     Fui per la Guida, e dietro alle sacr’orme
     465Presi un sentier, che all’onde era congiunto;
E in una torre un ragionar informe
     Udii, e qual suol ne’ delirj incerto;
     468Poi col crine irto vidi un Uom deforme,
Che piombò su le selci aspre dall’erto
     Col capo volto, e ne schizzár le miste
     471Cervella al sangue fuor del cranio aperto.
Io torsi gli occhi dall’immagin triste;
     Ma in quel momento altra crudel m’assalse.
     474Vergata il volto di livide liste
Furente Donna il vicin tetto salse,
     E in pianti vaneggiando e in folli risa
     477Si gittò dentro alle voragin salse.