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Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/216

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Come in queste soggette a lei contrade
     D’ogni intorno ampiamente ella diffuse
     150Fertil ne’ raggi ardur di Caritade?
Quando mai femminil petto in sè chiuse
     Reali cure, e col pensar virile
     153Le sacre a povertate arti confuse?
Quante volte la pia destra il gentile
     Ago abbassando negli abbietti lini
     156Coprì de’ rei la squallidezza vile?
Chi fia, che a par di lei più largo inchini
     Alle benefich’opre, e insiem disdegni
     159Gli onor cotanto al ben oprar vicini,
E contro al lodator s’attristi e sdegni?
     Oh al paragon d’ogni umiltate queta
     162Magnanimi altamente e illustri sdegni!
Sì eletti pregi, onde splendea più lieta
     Non sol d’Esperia la felice terra,
     165Ma qualunque altra allumi il gran Pianeta,
Al nostr’odio immortal non fan più guerra.
     Sparver questi con lei, che di solinga
     168Tomba nel muto gel torpe sotterra.
S’io il deggio ad un di voi, che or più non tinga
     Vano livor il mio crudel sembiante,
     171A che s’asconde? e vieta a me, ch’io stringa
Al mio petto un Guerrier, per cui di tante
     Pene affannate ad onta ancor m’ingolfo
     174In piacer tanto? Allor si trasse avante
Quel, che immerse Luisa entro al fier golfo,
     Angiol chiazzato le gonfiate guance
     177Da bolle scabre di color del zolfo,
E il Duce l’abbracciò. Le schife e rance
     Ombre a quell’atto mosser tutte in giro
     180Presso a que’ due l’inalberate lance,