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ANNOTAZIONI


ALL’UNDECIMA VISIONE.




Pag. 223. O temi per l’ardor, che in me s’aggira,
Che sia funesto il loco, ov’io soggiorno?

Descrive l’Autore sotto il nome d’Amennira lo stato dell’anime del Purgatorio, appoggiandosi a quanto ne scrisse Santa Caterina da Genova nel suo eccellente trattato Del Purgatorio, e a quello altresì, che sopra questo punto lasciò scritto San Francesco di Sales, come vien riferito da Monsignor Camus Vescovo dì Bellas, nel suo libro intitolato Lo Spirito di San. Francesco di Sale, parte 16 cap. 9 car. 345; cioè, che quelle sante anime, in mezzo ai loro inesplicabili tormenti, godono d’una somma pace: Primo, per la perfettissima conformità del loro volere a quello di Dio, in cui il loro è in certa maniera trasformato: Secondo, per il perfetto e puro amore, col quale amano Iddio senza verun rapporto a se stesse: Terzo, per la sicura speranza, che hanno di non perdere mii più il sommo Bene, essendo incapaci di qualunque minima ombra di colpa, e di dover possederlo in eterno nella Gloria immortale. Lo stesso pure lasciò scritto la Beata Battista Varano nella sua Operetta Dei dolori mentali di Cristo, da lui rivelati alla suddetta Beata colle seguenti parole: "E nulla diversità non c’è, nèe differenza di pene dalle infernali a quelle del Purgatorio, salvo che quelle dell’Inferno mai e poi mai non avranno fine, e quelle del Purgatorio sì. E le anime, che stanno in quelle, volentieri e allegramente, benché lor doglia, si purgano e sofferiscono in pace, rendendo infinitissime grazie a me somma Giustizia". E questo è