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per assai tempo se ne parlò, e tutt’ora ne dura il triste ricordo.
In una casa a 3 piani, mentre i componenti di 2 rispettabilissime famiglie stavano pranzando, precipitò una porzione di tetto, rovinando i sottostanti solaj e travolgendo al piano terreno ed in cantina, insieme colle masserizie, ben 7 persone. Immantinente i pompieri accorsero; si dettero ordinatamente a trasportar mobili, scansar travi e febbrilmente scavare tra le macerie le povere vittime. Coadiuvati da generosi cittadini poterono far sì che in meno di 20 minuti, le 7 persone (delle quali purtroppo sole 3 vive) potessero essere estratte e portate allo spedale. Meglio sarà riferire per intero ciò che scriveva La Tribuna il dì appresso della immane catastrofe:
«Vi mando altri particolari sull’immane disastro che funestò ieri il nostro paese, e la cui impressione ripercossasi anche nei dintorni e a Firenze, ove le vittime contavano amici e parenti, dura tuttora, e durerà ancora parecchi giorni.
«All’estremità del paese, dal lato della stazione, nello stabile di proprietà Panichi, abitano due famiglie: quella del proprietario, al primo piano, composta del capo della famiglia Agostino Panichi di circa 39 anni, della madre Annina di oltre i 60, della moglie Elvira di anni 40 e di tre figli: Alfredo di anni 13, Alpinolo di 10 e Augusta di 15.
«In qualità di donna di servizio eravi addetta certa Polverini, giovinetta di 17 anni.
«Al secondo piano abitava la famiglia Pazzagli, composta di Leopoldo capo-operaio all’officina della Ferriera, di circa 65 anni, della moglie Augusta di oltre 60, dei figli Augusto, di anni 30 circa e Elio di anni 21, ambedue operai nell’officina suddetta. Era frequentatrice assidua della casa Carolina Petrini sorella di Leopoldo.