Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/19

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Dialogo Primo. 7

ella, io non potrei desiderare un miglior comentatore di voi, s’egli è vero, che nessuno meglio intende la mente d’un autore dell’autor medesimo. Or via dunque Signor Autore liberatemi dalla pena, che mi dà quel settemplice, e tutto il resto del vostro quadro Newtoniano, che fa ben credere, che avendo voi lodato in questa Canzonetta una Donna, abbiate in ogni modo procurato di non essere inteso dalle Donne. Egli è stato, diss’io, quella stima infinita di voi, che senza dubbio â fatto l’agnizione. Indi riflettendo io ch’egli era impossibile di dichiararle in poche parole una cosa, di cui ella non avea la menoma idea, siccome era l’Ottica del Signor Newton, a cui quei versi fanno allusione; non sarebb’egli meglio, soggiuns’io, o Madama, di farla alla maniera del Teatro, in cui si suole per lo più finirla coll’agnizione? Senza che noi dobbiam pur terminar la Canzone del Signor Pope, che vi darà certamente più piacere di qualunque comento sulla mia. No no, soggiuns’ella, questa la termineremo poi, e questa volta noi la faremo al rovescio del Teatro; se non che noi non ci scorderemo della catastrofe: ed io mi ritrovo pure essere nella medesima ignoranza di prima.

Io volendo pur darle qualche idea del Sistema, a cui i versi alludono, e stimando per altro che la Marchesa volesse essere una volta come le altre, che si fan sovente un impegno di mostrar d’aver compreso ciò, cui non sono ne men tenute di aver immaginato, le dissi il più brevemente ch’io seppi, che qualunque raggio di luce secon-