Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/194

Da Wikisource.
182 Dialogo Quarto.

eenza, ancorch’ella fotte portata a quel legno, in cui diviene ridicola, fi può fempre fperare qualche buon’effetto, ma dalla negligenza non h à mai luogo di fperarne nefluno. E quello voi vedrete chiaramente comprovato in quella ramofa fperienza del Signor Newton, dinanzi a cui caS tutti i A Woli deirOmca 1= ainarj fittemi, che Apponevano i colore poter fiTer cangiato dalla rifrazione, dalla rifleffione, dall’effer confinante coli’ ombra, in fomma lui altro non efiere che una certa modificazione, come dicean, della luce, ch’effer poteva d tali m cangiata. Ma il Signor Newton a dirnollrato che un rag-io, per riempio, rollo ben feparao’eh egh Wm h*i **** coftaaremen» iffuo colore ad onta di qualunque rifrazione x fleffione che fe gH f^^^^È^ que altra maniera talento venga ad uno fpenSentatore di tormentarlo; e cosUh tunr gh altri colori, ben fcparati che: fieno fperienza adunque feconda di quelle belle c a» ravigliofe veritì, è quefta. Si riceve fopraj un citine l’immagine del Sole fatta dal pn ma e da una lente combinati lofieme, ^^g^J fono molto più puri e feparaii, chefenz éffiwn lo farebbono". Fatta in tal modo una pm p«fc «feparazione, debbono di mano in mano, paffarp«un foro, che è net cartone, i raggi di diffcC£t| colori, affine di farli rifrangere da un fecondo pr^ma, per vedere fe quella nuova n riooe p P uò prodWre alcun nuovo co ore Se quello avviene, bifognerà- dire, che il colore aìuo