Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/172

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Lin. 1. Pollicitantes iterum celeritatem ingenii nostri, etc. Attenendoci alla Volgata, bisognerebbe leggere «celebritatem» in cambio di «celeritatem» ch’è ne’ Codici e nelle Edizioni moderne, ma che d’altra parte non corrisponde alla verità del concetto. L’Autore infatti non ha promesso di porre l’ingegno affrettato all’opera, sì veramente d’attendervi colla cura più diligente. E il vocabolo diligenza qui per l’appunto occorre nella Traduzione del Trissino, che indi mostra d’aver ravvisato nel suo Codice «sedulitatem» come non è difficile a potersi derivare dagli altri Manoscritti. Nè io mi trattenni dal concedergli pronto luogo, dacchè riesce pur in accordo con quanto ci fu raffermato in sull’ultimo del Libro che precede.

7. Quia quædam videntur præbere primatum, etc. Queste parole racchiudono alcun difetto, tanto che il Fraticelli, dopo «primatum,» s’avvisò che dovesse apporsi «versui;» poichè Dante vuol ivi rammentarci che, per esservi delLe speciali ragioni, onde la Poesia ottien il primato sulla Prosa, ei si condusse a trattar principalmente del Volgare in quanto è metrico, convenevole cioè ai Rimatori. Ma il dottissimo Böhmer, cui sembra che or l’Allighieri siasi impegnato a discorrere del prosaico Volgare, non appena gli verrà finita la trattazione del Volgare poetico, corregge quel testo per siffatta guisa: «Quod quidem videntur probare;» e lo riunisce con «et non e contrario» (lin. 6), leggendo anco «primum» in-