Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/176

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COMMENTI. 157


pria di Dante, è stata tutta e solo e sempre l’Arte del convenevole e rappresentativa a segno, che dal fatto il dire non dovesse mai essere diverso: Inf., xxxii, 12.



Lin. 5. Primo reperiendum est id, quod intelligimus per illud quod dicimus, dignum esse, quod dignitatem habet, sicut nobile, quod nobilitatem; et sic, cognito habituante, habituatum cognoscitur, in quantum hujus: unde cognita dignitate, cognoscemus et dignum. A ciò con troppa buona fede s’attese il Trissino, traducendo: Prima è da trovare quello che noi intendemo, quando dicemo, degna essere quella cosa, che ha dignità, siccome è nobile quello che ha nobiltà, ec. Ma nè il Fraticelli, nè tanto meno il Torri, si diedero pensiero di raddrizzare questa lezione, donde non si potrebbe inferire altro, se non che Dante avesse voluto definirci qual’è quella cosa, che noi chiamiamo degna. Il che, per verità, non consuona col fatto, nè coll’intenzione accennata dall’Autore. Il quale qui vien a chiarire che cosa importi la parola degno, affine di poter quindi determinare il significato di dignità. Onde il Böhmer ragionevolmente s’indusse a così ravviare quel passo di molto intrigato: «Primo reperiendum est id, quod intelligimus per illud quod dicimus dignum esse. Si dignum est quod dignitatem habet, sicut nobile quod nobilitatem; et si, cognito habitu ante, habituatum cognoscitur in quantum hujus; inde, cognita dignitate, cognoscemus et dignum.» Benchè di qui tanto quanto il senso torni più chiaro, non mi sembra tuttavia che le raffazzonature del Testo procedano a buon modo, come non si mostran accettevoli pienamente. Infatti, ove facciasi avvertenza a quello che abbiam premostrato, le parole: «dignum esse. Si dignum est quod dignitatem habet, etc,» mal s’accordano insieme, specialmente poi che non v’apparisce precisa la risposta alla precedente investigazione. Quindi è che questa deve in prima determinarsi, conchiudendo il relativo periodo con «dignum.» Così ne