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ALESSANDRO MANZONI. 9


la volesse, del dire in rima,» che avrebbero disturbato il suo disegno di tirare il libro di Dante alla questione della Lingua, eome fece nel suo dialogo «Il Castellano». Ma, o Messer Gian Giorgio, se vedevate che quelle parole avrebbero potuto dar da pensare agli altri, perchè non principiare dal pensarci voi? Quella era la vera furberia.

Se poi, tra gli oppositori, ce ne fossero alcuni (che non vorrei credere) ancora restii ad accettare le conseguenze del loro concedo maiorem, rivolgo a questi una seconda e ultima domanda. Credono che, tra le condizioni d’una Lingua, ci sia quella, che i suoi vocaboli abbiano a esser composti d’un numero di sillabe, piuttosto che d’un altro? E, sentito rispondermi un no ancor più risoluto e più stupefatto del primo, cavo fuori da quei capitoli del secondo libro, che avevo messi da parte, il settimo, dove Dante specifica i vocaboli convenienti al Volgare Illustre. Principia dal distinguere i vocaboli in puerili, muliebri e virili (puerilia, muliebria, virilia); e questi in silvestri e in cittadini (silvestria et urbana); e dei cittadini, altri pettinati e scorrenti, altri irsuti e ruvidi (quaedam pexa et lubrica, quaedam hirsuta et reburra), Scartate quindi le specie di vocaboli che non convengono al Volgare Illustre, «rimangono solamente» dice «i pettinati e i cittadini irsuti, che sono nobilissimi e membri del Volgare IllustreSola etenim pexa, hirsutaque urbana tibi restare videbis, quae nobilissima sunt, et membra Vulgaris Illustris. Pettinati poi chiama i trisillabi, o vicinissimi alla trisillabità, con altre condizioni che non occorre di riferire: Pexa vocamus illa quae trisyllaba, vel vicinissima trisyllabitati. Gl’irsuti li divide in necessari e ornativi: necessari, e da non potersi scansare, certi monosillabi, come si, vo, me, te, se, a, e, i, o, u; ornativi quelli che, misti ai pettinati, formano un costrutto di bella armonia.

Non vi par egli che ce ne sia più che abbastanza per far confessare auche ai più recalcitranti, che nel libro De Vulgari Eloquio non si tratta d’una Lingua, nè italiana, nè altra qualunque? Vi dirò, ma questo proprio in confidenza, che, maravigliato io medesimo d’un così pronto e intero successo,