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174 alle porte d’italia

nelle tenebre, dentro a fossi della campagna; inseguimenti disperati d’assassini per stradoni solitarii, al lume della luna; lotte contro folle ammutinate, due contro cento, con la certezza della morte; il salvamento fatto da lui in una città dell’Emilia, d’un quadro del Guercino, sorprendendo con uno stratagemma astuto, di notte, i ladri che lo trafugavano; tante avventure e così strane e drammatiche, da far pensare perchè mai certi matti affamati di commozioni, che trovan la vita noiosa, non vadano ad arrolarsi nella “benemerita arma.„ Per la prima mezz’ora, parlò piemontese; poi, a poco a poco, si mise a parlare italiano, malgrado le nostre preghiere, quasi forzato da non so che capriccio fonico della memoria; un italiano stranissimo, tutto intessuto di frasi da rapporto e di parole vernacole italianate con una desinenza in i; ma che non ci facevan ridere, nè sorridere, perchè eran l’espressione ingenua e rozza di quello che aveva d’italiano nell’anima, un’eco della gran voce della patria unita, ch’egli era arrivato in tempo a sentire negli ultimi anni della sua vita di soldato. E s’accalorava parlando, senza mai perdere, peraltro, una certa ritenutezza severa d’aspetto e di modi: ci spiegava certi segreti del suo mestiere, certe prescrizioni che faceva ai carabinieri novizii, per esempio, per arrivar addosso a dei malfattori, di notte, per una via di campagna: andar per un pezzo a passi lunghissimi, tra il passo accelerato e la corsa, in punta di piedi, nel mezzo della via, dov’è più alta la polvere; poi, a breve distanza, spiccare una corsa precipitosa, la quale