Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/229

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le termopili valdesi 215

detta il Sinodo d’Angrogna, al quale, oltre i pastori delle valli, intervennero dei barba dell’altra parte delle Alpi, e molto seguito di fedeli delle colonie provenzale e calabrese, per trattare insieme dell’adesione dei Valdesi alla riforma; e là fu redatta quella dichiarazione di fede, in diciassette articoli, che rimase poi, con quella primissima del secolo duodecimo, il fondamento scritto del valdismo. E là pure, non molto lontano da Cianforan, dopo lo spietato editto di Vittorio Amedeo II, ebbe luogo quella tragica assemblea, iniziata con una preghiera solenne di Enrico Arnaud, il futuro capitano della “rientrata gloriosa„, presenziata dagli ambasciatori dei sei cantoni protestanti di Svizzera, e interrotta da scoppi di pianto e da grida di angoscia; nella quale si discusse intorno a quei due soli partiti disperati che si potevano prendere: o rassegnarsi a perder la patria, o difendersi, senza speranza, fino all’ultimo sangue. Ed altre riunioni memorabili, nei momenti di grande pericolo, e in ispecie al tempo della peste e della carestia terribile del secolo diciassettesimo, tennero i pastori sui monti d’Angrogna, doppiamente consacrati dalla vittoria e dalla sventura. — Quasi tutta la nostra storia è scritta qui, — ci diceva il Bonnet, accennando le alture d’intorno; — di tutto il nostro paese, questo è il luogo in cui s’è più pregato, più combattuto e più pianto. — E quelle solennità religiose dei primi Valdesi, ch’egli ci descriveva, l’immagine di quelle folle inginocchiate e preganti all’ombra degli alberi, ci facevan pensare agli antichi riti druidici delle foreste, e ci pa-