Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/329

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la rocca di cavour 315

e per i morti, per tutti quanti. Non si perde mai niente a pregare. Possiamo morire oggi, possiamo morir domani, io, loro, tutti, da un momento all’altro, possiamo morire. Preghino anche loro. Nessuno sa quel che l’aspetta. Dio è in chiesa e sulla rocca! Dio è da per tutto e ci vede tutti! — E rimase ancora un momento col braccio in alto, in atteggiamento ispirato, guardandoci con due occhi grandi e vitrei di moribonda, con una espressione tra minacciosa e compassionevole, ma così fissa, intensa e strana, che restammo tutti e tre senza trovar parola, guardandoci. Poi riabbassò la testa, e ripreso il cammino lentamente, si perdette nella nebbia che s’addensava sul castagneto.



La vecchia non aveva ancora toccata la punta del castello, che i miei due amici si scalmanavano in una grande discussione, seduti con me a una tavola della Posta, in una di quelle stanze tipiche degli alberghi di borgata, che il padrone suole accordare graziosamente alle “buone pratiche„ perchè pranzino tranquillamente lontano dal chiasso dei beoni e dalle tanfate di rifritto: un letto matrimoniale da una parte, due salici piangenti di carta sopra il camino, Vittorio Emanuele e Garibaldi sulle pareti, e la bandiera nazionale ravvoltolata in un angolo, che aspetta la festa dello Statuto. L’argomento della discussione era gravissimo. Il professore sosteneva la primazia del vino di Campiglione