Pagina:Alpi e Appenini.djvu/18

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L’Italia nostra, la superba Regina delle Alpi e degli Appennini, non doveva mostrarsi insensibile a tanto movimento alpino. Una voce, potente ed inspirata, le doveva venire dalla vetta del Monte Viso, una voce che scosse la gioventù italiana e le rinnovò nelle vene quella arditezza e quella operosità spiegate già ampiamente sui campi di battaglia, nelle caccie allo straniero oppressore. Sorse poscia il Club Alpino Tedesco-Austriaco. E poi altre società alpine in Vienna, in Francia, in Stiria, nella Catalogna ed in America. In tutto, al fine dell’anno scorso si avevano ventidue Società alpine con un totale generale di quasi 36,000 soci.

E, prima che io continui a parlare del nostro Club, vediamo come sorse e come vive la «Società degli Alpinisti Tridentini» i cui membri hanno tanti rapporti con noi da meritarsi e da ricambiarci il più fraterno affetto. La Società sorse da vari anni e, alle prime escursioni, spessissimo avvenne che alpinisti tridentini si trovarono sulle vette della Presanella e dell’Adamello stretti ad una stessa roccia coi colleghi italiani. La lingua era l’istessa, eguali i sentimenti: essi non erano divisi che dalla legge di Stato la quale, alcune volte, infrange le norme della natura. Ne nacquero simpatie ed amicizie, sgorgarono certe parole un po’ troppo cordiali e il governo austriaco — la soppresse in agosto del 1876. Ma risorse dalle sue ceneri, e l’istesso motto: Excelsior la guida alle più alte mete e noi siamo lieti di poter prendere parte spesso ai loro convegni, di pace e di poesia, e di invitarli fra di noi.

Ritorno al Club Alpino Italiano. La voce partita nel 1863 dal Monte Viso, la gettò il nostro illustre Presidente, Quintino Sella di sempre cara memoria. Il Club Alpino Italiano che da quell’alta vetta, parve un sogno, divenne tosto una potente realtà e si personificò nel primo Presidente l’illustre Bartolomeo Gastaldi, cui successe Quintino Sella ed ora ambedue sono morti. Ma Paolo Lioy il simpatico scrittore e scienziato ha raccolto le loro tradizioni ed ha di nuovo innalzata la bandiera dell’Excelsior. Ed ora il C. A. I. conta trentaquattro sezioni e circa quattromila soci ed ottenne all’Esposizione di Milano la medaglia d’oro e un diploma d’onore all’Esposizione di Torino e progredisce sempre più sviluppandosi materialmente e moralmente sul sentiero tracciatogli dal suo illustre fondatore. Le sue pubblicazioni crearono una nuova letteratura alpina e consistono in un Annuario e in una Rivista alpina mensile senza tener conto di molte pubblicazioni importanti delle Sezioni e dei soci. In Udine trionfa la Società Alpina Friulana i cui Annuari sono scritti con amore e si leggono con entusiasmo. Così a poco a poco in Italia tale gusto pei monti si è assai popolarizzato e ogni anno valenti camminatori del nostro Club e in qualsiasi stagione, attizzano il fuoco sacro dell’alpinismo con escursioni ed ascensioni.

Essi spinti dall’amore della scienza o da desio di diletto o da amendue gli stimoli, egregiamente congiunti, calzano gli scarponi ferrati, si allacciano alle spalle lo zaino, afferrano con franca mano l’alpenstok e partono baldi e giocondi alla volta delle Alpi e si inerpicano sui greppi, si aprono disastrosi sentieri e arrivano a conquistare la meta prefissa.

Noi li accompagneremo con amore assiduo per godere di alcuno fra i più grandiosi quadri della vita alpina. Facciamolo dunque, confidando sull’entusiasmo per le Alpi degli italiani in generale e dei nostri lettori in particolare.

C. G.