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ROMA 53


addensarsi alle falde del Campidoglio, tra le chiese papali dell’Aventino e le uscure porte del ghetto.

Così cresceva Roma, che Augusto arricchiva di templi e di palazzi, che i suoi famigliari dotavano di teatri, di portici, di terme e di giardini. Questi ultimi furono cari specialmente a Mecenate, l’amico elegante di Orazio e il protettore dei poeti e degli oratori. Le sue ville suburbane erano modelli di ricchezza e di arte e sono note per la fama che ne è giunta fino a noi a traverso le liriche dei suoi protetti. Meno noti invece sono i suoi giardini urbani che occupavano una considerevole ara pacis — particolare della grande processione. estensione di terreni sull’Esquilino. Questa regione, che nei tempi antichissimi era servita di necropoli alle popolazioni circostanti, godeva di cattiva fama durante l’epoca repubblicana e serviva d’asilo alle streghe e ai fattucchieri, mentre un tempio a Mefite metteva in guardia i Romani contro l’insalubrità della sua atmosfera. Augusto volle rimediare a questo sconcio e ne iniziò la bonifica. Dietro suo consiglio. Mecenate trasformò una gran parte di quella regione desolata in un parco meraviglioso ricco di fontane e di boschetti, popolato di statue e splendente di fiori rari e meravigliosi. Un piccolo edificio ellittico in via Merulana, è oggi l’unico avanzo di quel giardino felice. Se bene si voglia comunemente indicare come l’Auditorium o teatrino privato dove i comici e i mimi davano le loro rappresentazioni dinnanzi agli amici di Mecenate, pure sembra più probabilmente che si tratti di una serra dove l’inverno si riponevano i fiori esotici e le piante più rare. Ma se bene il tempo