Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
184 | il sacrifizio |
Subito comprese che si trattava di lei.
Gonario rise invece di alterarsi, quasi l’insulto fosse stato un complimento. Disse:
— Che ingenuo tu sei! L’amore ti rende cattivo, però!
Anna sentì i passi dei due giovanotti che andavano su e giù per la cantina.
A misura che i due rivali comminavano, le loro voci si avvicinavano e s’allontanavano, talchè qualche parola sfuggiva ad Anna; ella però s’accorgeva benissimo che Gonario si manteneva carezzevole, supplichevole, quasi, e Sebastiano duro, cupo.
— Tu hai forse ragione, — diceva Gonario — ma non è mia la colpa.
— Sì, — rispondeva Sebastiano, — sì, sono vigliaccherie queste, viltà belle e buone, te Io ripeto, e se vuoi sfidarmi sfidami pure....
— Ma tu non hai capito....
— Capisco più di te invece! E vorrei che il codice si occupasse di questo reato.
— Diavolo! — fece Gonario ridendo.
— Eh, non ridere, non pigliarla così alla leggera. È così.