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Libro Quarto. 73

to ritrovarono di buono, spianarono Castelli, & Terre, abbrugiarono le ville, il rimanente con inaudita crudeltà misero a ferro, & fuoco, non perdonando à sesso ne ad età, di modo che rovinata, & distrutta la Città quasi all’ultimo periodo, guastate le Campagne, vittoriosi, & carichi di bottini se ne ritornarono alle lor Case. Dicono la causa di ciò esser stata, che essendo gli Cittadini frà di loro divisi, & in domestiche discordie, nacquero indi fattioni, & ogni uno negletto il ben publico attendeva alli proprij interessi. Non si ritrovava chi difendesse la Republica. Molti amici di novità godevano vedere la Città in tante turbolenze. S’aggiunse che gli Conti del Tirolo à quel tempo, come spesse altre volte nemici de Trentini, non solo negarono dargli soccorso, ma stando con le mani alla cintola sedendo, erano quasi spettatori delle rovine, & incendij della Città, à lor nemica. Per questo fatti audaci gli Veronesi, & specialmente instigati da Ezelino, assalirono con arme gli poveri Trentini, abbandonati d’ogni speme ed assistenza propria & aliena. Non furon però soli gli Trentini travagliati, angustiati, & con ogni crudeltà oppressi in quel tempo (come posso persuadermi) ma anco la Germania tutta, conquassata al lungo da seditioni, sentì la sua parte.

Vacò l’Imperio 17. anni continui, tanto spacio di tempo scorse dalla morte d’un Imperatore all’elettione dell’altro, finalmente placati gli animi, fù eletto al Scettro Imperiale Rodolfo, Conte di Napspurgo, nel tempo medemo, che [Menichardo Duca occupa Trento.] Menihardo Duca della Carintia, & Conte della Goritia s’impossessò del Contado del Tirolo (cosi son detti quelli luoghi) qual crudelmente perseguitò la Chiesa Trentina. Non la lasciava nella sua quiete, dandogli considerabili danni, hora gli levava la libertà, sforzando il Vescovo, & Cittadini alla di lui servitù, hora per qualche spacio di tempo gli lasciava in libertà, hora (come era capricioso) deposto il Vescovo tiranicamente, governava tutto il Principato Trentino, & spinto da colera confiscavua tutte l’entrate del Vescovato, in somma voleva il tutto si governasse conforme il suo pensiero. Gli Cittadini anco in quel punto frà di loro erano divisi in fattioni. Altri deffendevano il ben publico: Altri per secondare gli affetti del Conte non stimavano far ogni dispetto, & pregiuditio alla Patria.

Finalmente doppo essere la misera Città stata angustiata constante calamità, Rodolfo Imperatore reconciliò il Vescovo col Conte, qual poco dappoi morse l’anno del suo Pontificato 21. Hen-