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8 Azioni di Generali

vincie il pristino culto della vera fede, aborrita da’ settarj; quindi macchinarono di sottrarsi dal di lui governo, e costituirsi un nuovo Signore, che non solo gli lasciasse quieti nel libertinaggio del vivere, ma ampliasse i loro privilegj, permettesse l’erezione di nuovi Tempj della loro falsa Chiesa, e franchigia da regolarsi a modo loro.

Il primo passo de’ sediziosi fu levare di vita due Cavalieri, zelantissimi Cattolici, e Luogotenenti Regj, Guglielmo Slavata, e Jaroslao Martinitz. Concertarono di assalirli, e precipitarli dalle finestre della Cancellaria, parte del Regio Palazzo, e sede della loro dignità in Praga. Il giorno antecedente al fatto amendue que’ Signori ebbero sentore di questo ordimento a loro esterminio. Con intrepidezza mirabile s’esortarono scambievolmente a tenersi fermi, e a sostenere fino all’ultimo respiro gli avvantaggi della Santa Fede, e i diritti della Podestà Reale. Nel giorno seguente 23 Maggio i Congiurati, spalancate le porte, entrarono a gran folla nella Camera, dove risiedevano i due Cavalieri, e svillaneggiatili come crudeli persecutori, e pessimi nemici del Luteranismo, e della patria, denunciarono loro di dover morire. Ciò detto, tre Baroni, e due dell’ordine Equestre, afferrato il Martinitz lo gettarono a precipizio da un’altezza di trenta braccia sopra un selciato di pietra viva. Poco dopo fecero lo stesso allo Slavata, che sbalzò anco più profondamente nella fossa. Ma quell’Onnipotente Signore, la di cui gloria que’ Cavalieri avevano difesa con somma generosità, preservò l’uno, e l’altro ad evidente miracolo dalla morte, in cui avrebbono dovuto incorrere non solo per la violenta caduta, ma per le parecchie palle d’archibugio, di poi sparate dalle finestre addosso a loro senza poterli offendere gravemente. Poco dopo la protezione divina somministrò loro comodo segreto, di uscire incolumi dalla Città, e di ricoverarsi nella Baviera, e nel Vescovato di Passavia, dove furono accolti a grande onore; Indi ricuperata nell’anno seguente con l’armi la Boemia, furono restituiti prestamente a cariche maggiori. Capo primario di questo fatto iniquo apparve Enrico Mattias Conte della Torre, cacciato da Ferdinando per la pertinacia nell’Eresia.

Un fatto, tanto ingiurioso alla Maestà, e alla Padronanza Reale, doveva stimolare la Corte di Vienna a risoluzioni pronte coll’armare subito alla gagliarda, e collo spingere con sollecitudine grossi corpi di soldatesche, a dissipare i sediziosi, prima che questi si facessero più forti, e pigliassero piede maggiore con ajuti esterni; ma essendo stati sempre i Monarchi Austriaci di Germania studiosissimi della pace, e contrarissimi a sfoderare la spada contra de’ nemici, furono ancora facilissimi a lusingarsi di sopire le rivolte, e di divertire le guerre co’ maneggi, e co’ trattati; Perciò delusi più, e più volte dalle loro speranze, si sono trovati, come osserveremo, in varie occasioni tra manifesti pericoli, di rimanere oppressi affatto. Nè da questi rischi così orribili fu valevole a sottrarli se non una disposizione mirabile, e una