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188 Azioni di Generali

giori, più profonde, e più ampie in Ungheria. Con tutto ciò l’opinione opposta d’altri Consiglieri di Corte vinse, ed ottenne, che l’Imperatore licenziasse gran parte de’ Veterani reggimenti, e si lusingò di acquistare col negozio i torbidi di Ungheria1. Questo sbandamento di gran parte delle truppe migliori dispiacque sommamente a’ più assennati, e capaci Consiglieri, i quali ne presaggirono le conseguenze funeste di gravissimi mali, che poi sopravvennero; quali furono il perdersi quasi tutti i Comitati dell’Ungheria Austriaca, e l’allettare i Turchi a rompere la tregua, e a venire sotto Vienna con potentissimo esercito, dopo che videro congiunti seco d’interesse, d’impegni, e d’armi il Techeli, e gli altri sollevati. Per altro se Leopoldo spediva tutte le soldatesche, le quali avevano guerreggiato negli anni addietro al Reno, avrebbe ridotti all’antica soggezione i sollevati, che non avevano forze eguali, da star loro a petto; nè per avventura gli Ottomani si sarebbero mossi contra di lui: essendo costume di quegl’Infedeli, di non praticar attentati contra i confinanti, quando intendono, che stanno ben armati.

La sollevazione di parecchi Ungheri era cominciata alcuni anni prima. L’Abaffi Principe di Transilvania l’aveva fortificata con ajuti prestati loro. Esso pretendeva di riavere i due Comitati dell’Ungheria superiore, che il Gran Sultano rilasciò a Cesare nell’ultima pace. A tal fine s’era mosso, per occuparli colla viva forza. I Generali Cesarei contavano, scarso numero di truppe per opporsi alle di lui invasioni. E però ora prevalevano, ora soccombevano. Alcuni Magnati persuadevano all’Imperatore, che que’ torbidi si sarebbero tranquillati colla radunanza degli Stati, e col condiscendere a varie petizioni de’ tumultuanti. Leopoldo, propensissimo alla quiete, ed avverso sommamente ad adoperare le armi contra i suoi sudditi, si piegò, ed ammise l’uno, e l’altro ripiego, ma senza profitto veruno. Era divenuto capo de’ sollevati il Conte Emerico Techeli, soggetto sagace, ed intraprendente. Co’ soccorsi di gente, venutagli da più parti, occupò varie Città, e Castella. Ciò non ostante perseverava nella Corte Imperiale la massima medesima, che colle negoziazioni anche questi si sarebbe ricuperato all’ubbidienza dell’Augusto Signore.

Nel Marzo del 1680 fu destinato il Conte Enea Caprara al comando delle truppe Imperiali in Ungheria. Quivi trovò un reggimento in rivolta per essergli scarseggiato lo sborso degli stipendj. Di più vide all’improvviso comparirgli d’avanti trenta tra Ufficiali, e soldati, a chiedergli con isfacciato ardire le paghe2. Tentò d’acquietare quel rumore con ragionevoli motivi. Ma osservando restii coloro ad appagarsi, dato il piglio alla pistola, amazzò il più temerario, che por-

  1. P. Vagner Historia Leopoldi Cæsaris to. I p. 516.
  2. Frescot. Ristretto dell’Istoria d’Ungheria pag. 11.