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e di Soldati Italiani. 189

tava la parola, e fugò gli altri. Dopo di che, salito a cavallo con li soli Ufficiali, e colle guardie, che l’accompagnavano, si portò al reggimento, e castigati colla morte altri trenta insolenti, ridusse gli altri al dovere. In tanto prese informazioni esatte, del come guerreggiavano i ribelli: Intese, che si dividevano in varie partite con cavalli agilissimi al corso, e andavano scorrendo qua, e là, specialmente ove erano avertiti da’ loro corrispondenti, i quali erano molti, che o marciassero colà, o fossero deboli le milizie Cesaree1. Ripartì anch’Egli le sue Soldatesche in diversi corpi: altri alla custodia del paese; altri condusse seco, co’ quali diede addosso, e ripresse l’escursioni del Techeli, e de’ seguaci. Ma tre ostacoli impedivano il disfarli affatto. Il primo era lo scarso numero degl’Imperiali, incapace di difendere tanta lunghezza di confini quanta se ne estende dalla Moravia sino alla Transilvania; Onde mentre il Caprara si avanza verso il Tibisco, questi colla velocità de’ loro cavalli trascorrevano all’opposta parte verso il Vago, e verso l’Austria superiore, a depredare, e ad impadronirsi delle piazze deboli. Il secondo era il ricovero, che il Techeli, e i suoi avevano ne’ paesi Turcheschi, ne’ quali l’Imperatore proibì a’ suoi l’inseguirli, e il distruggerli. Il terzo erano le proposte di sospensione d’armi, le quali proposte venivano fatte da’ ribelli, quando si vedevano ridotti a mal partito: ed erano subito accettate da Leopoldo sulla persuasiva, che coi trattati si sarebbe acquietato ogni tumulto, e con il rilascio di alquante condiscendenze si sarebbe ricuperato per sino il Techeli medesimo. Questi armistizj impedivano a’ Generali Cesarei, il non abbattere totalmente i Ribelli, e prestavano loro il comodo di macchinare trame, interessare altri ribelli nel loro partito, e raccogliere nuove Milizie. Nel mentre che la perfidia del Techeli addormentava con apparenti umiliazioni la vigilanza de’ Ministri Cesarei, esso non tralasciava di sollecitare maggiori assistenze dagl’Infedeli, con ispedire ricchi, e preziosi donativi a quelle Persone, che potevano molto appresso il Sultano. Già si sapeva che i Turchi avevano cominciato a somministrare denaro, e soldatesche, per ingrossare la possanza del Techeli. Ciò non ostante si continuò a lusingarsi, che bastava contentare costui, e si sarebbe ricuperata la tranquillità. A tal fine si radunò una Dieta in Edemburg, in cui Cesare esibì vantaggiose condizioni a quelli, che si disponevano a sottomettersi. Vi fu invitato il Techeli, e sollecitato a comparirvi con onorevoli ufficj dal nuovo Palatino Conte Esterasi. Ma questi diede risposte impertinentissime; ruppe l’armistizio, sulla fede del quale i comandanti Cesarei aveva tralasciate in parte le diligenze d’una valida difesa. Unì nuovamente le sue milizie a’ Turchi, e a’ Transilvani, colle quali sorprese alquanti luoghi. il General Caprara, che anch’esso riposava all’ombra dell’armisti-

  1. P. Vagner suddetto pag. 564, 565, 566.