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e di Soldati Italiani. 195


Dati alcuni giorni al riposo delle benemerite milizie, e alle scambievoli dimostrazioni di amorevolezza tra le Maestà Cesarea, e Polacca, fu deliberato di approfittarsi della confusione, nata tra’ Turchi. Si tragittò il Danubio, e si entrò co’ due eserciti nel dominio Ottomano tra Nayasel, e Strigonia. Ivi eransi ricoverate parecchie migliaja di Barbari, e si tenevano come nascosti in mezzo ad alcuni monticelli, de’ quali è carica quella campagna. Fu riportato al Re Giovanni, che fossero poche squadre; ma la notizia era falsa. Una delle grandi difficoltà di que’ Generali, che comandano in capo contra de’ Turchi, è la malagevolezza di sapere il vero stato delle truppe di quella nazione in campagna, senza prendere grossissimi sbagli, come accadde in quest’occasione, e come è avvenuto in molti altri casi, ed anche più volte nell’ultima guerra del presente secolo con gravissimi pregiudicj all’armi Cattoliche. Tra gli eserciti Cristiani è facilissimo il rilevare notizie accertate del loro numero, e della qualità a cagione della quantità de’ Disertori, che frequentemente da un Campo fuggono all’altro; Onde per poco che un Generale supremo sia sollecito d’interrogare, e sia dotato d’ingegno capace, tra tante svariate notizie che si odono da coloro, riesce agevole di discernere il vero, e di formare un concetto giusto, o almeno poco lontano dal giusto, dello stato, in cui si ritrovano le armate ostili. Non così fra’ Turchi. Le diserzioni non si praticano da que’ Barbari. Al più fugge qualche prigione, o ignorante, o poco istruito. I Bassà bensì vengono ragguagliati da’ traditori, di quanto sussiste, e di quanto passa ne’ Campi Imperiali.

Il Re Giovanni, persuaso da’ suoi, che i Monsulmani fossero schiere di vagabondi, montò a cavallo con parte della sua gente, e spedì avviso al Duca di Lorena, che s’incamminava verso Barchan, per isbaragliare alquante bandiere Ottomane. E quantunque non vi fosse colà da temere; pure suggeriva, come sarebbe stato bene, che gli Alemanni lo seguitassero. Il Duca, sorpreso dalla novità, inviò frettoloso il Dunevald, a ragguagliare quel Monarca, che assai più numerose erano le milizie Infedeli. Le strade essere mal sicure, intramezzate da Colli, capaci d’insidie. Tutto il contorno stare ingombrato da’ Nemici. I Ribelli col Techeli averli vicini. Se voleva combattere, prendesse almeno una parte della fanteria. La sola Cavalleria si esponeva ad aperto pericolo. Il Re era sulle mosse, quando ascoltò l’ambasciata. Lodò i consigli uditi. Ma rapito dalle persuasive de’ proprj Generali, s’affrettò tanto ad attaccare, sicchè il Duca di Lorena appena ebbe tempo, di squadronare la Cavalleria.

Erano i Turchi dodici mila Fanti, e quattordici mila Cavalli. A’ primi avvisi, capitati loro, delle mosse Polacche, si nascosero quasi tutti dietro le alture. Lasciarono al pascolo quantità di giumenti. Certi pochi si avanzarono come per far fronte. I Polacchi, avidi di gloria