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200 Azioni di Generali

Esso pertanto col sentimento de’ falli trascorsi, ricorreva alla Clemenza di Cesare, a cui prometteva una inviolabile fedeltà. Conduceva seco altri Compagni, guadagnati dalle di lui esortazioni. Il Caprara, compresa la sincerità del di lui parlare, permise, ch’entrasse nella Piazza, e ragguagliasse la Guarnigione, e gli abitanti del successo. Parlò egli con facondia. Rappresentò la disgrazia del Techeli, l’impossibilità del soccorso, e i pericoli imminenti. Esortò tutti a provvedere alla loro indennità, con arrendersi prontamente. Il Caprara accordò loro oneste condizioni, colle quali entrò al possesso della Città, e degli arsenali, provvedutissimi in abbondanza d’ogni genere di munizioni da bocca, e da guerra. Furono liberati molti Nobili Ungheri, e Tedeschi, rimasti fedelissimi, e perciò duramente, e lungamente imprigionati. Ordinò saggiamente gli affari del Paese, e spedì distaccamenti, i quali s’impadronirono facilmente di Patachino, Unguar, e d’altri luoghi inferiori. Sul primo fu disotterrato da profonda torre il Conte Stefano Cohari, Cavaliere d’eroica fedeltà verso l’Augusto Monarca. Questo Signore era stato tormentato per due anni con incredibili patimenti, e strascinato per più Città da’ sediziosi. Tra mille improperj mai non aveva cessato di rimproverare loro la ribellione. Fu preso in Filich, da lui difeso con estrema intrepidezza, e bravura dopo la strage di più migliaja di Turchi. Liberato dalle catene, godette poi vita lunghissima.

Correva fama, che il Bassà d’Agria ad istigazione del Techeli macchinasse di portar soccorso agli assediati. Il Caprara dispose, che il Generale Scultz s’avanzasse con parte della Cavalleria, per tenerlo indietro. Allora il Bassà cessò dal far moto veruno.

Cominciò in quest’anno ad acquistare fama grande in Ungheria la condotta militare del Conte Antonio Caraffa; perciò di questo eccellente Politico, e celebre Guerriero fa d’uopo dare esatta contezza1. Nell’Illustre Casato de’ Conti di Forlì nato, ed allevato il Conte Antonio, di ventitre anni cominciò a servire Leopoldo. Militò in più Campagne al Reno con tanti esperimenti di condotta, e di valore; talchè in pochi anni ascese alla dignità di Colonnello. Col suo reggimento passò di poi in Ungheria, e con esso solo nel Luglio del mille seicento ottanta assalì alcune migliaja di Sollevati, e li cacciò da Calò, quantunque quattro Compagnie sue ne rimanessero maltrattate. Negli anni seguenti difese così bene il paese datogli in cura; onde Cesare lo dichiarò General di Battaglia. Nell’assedio, posto da’ Turchi a Vienna, l’Imperatore lo spedì suo Inviato al Re di Polonia, per sollecitarlo al soccorso della Piazza combattuta. Ritornato il Caraffa col buon annuncio della marcia, intrapresa dal Re Giovanni, fu rispedito al medesimo con grosso squadrone di Cavalleria, per

  1. P. Filamondo: Genio bellicoso tomo I pag. 54-55.