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e di Soldati Italiani. 43

Fra Rodolfo Coloredo Italiano. Aveva egli disuasa la1 battaglia per il numero molto inferiore de’ suoi. Decretata questa, regolò l’ordinanza, e nel conflitto più volte la rimise. Confermò alquante schiere, che vacillavano, e fece tornar addietro altre Compagnie, che fuggivano. Ebbe a combattere contra i reggimenti più bravi, detti delle Casache turchine, e gialle, guardia del Re, che sforzarono più volte i fossi; Ma appena questi avevano penetrato nel di lui campo, ed il Coloredo subito con battaglioni freschi, e coll’ajuto d’alcuni squadroni era loro addosso, e ne tagliò a pezzi moltissimi, i quali piuttosto, che cedere, si lasciarono trucidare. Conservò i posti bravamente sino alla sera. Rilevò sette ferite, non ostante le quali, la notte seguente raccolse, e tirò in Lipsia un buon numero di pedoni. Venuto poi meno per la stanchezza, e sangue sparso, dovette abbandonarsi semivivo nelle mani de’ Medici, che penarono a preservalo dalla morte.

Il Piccolomini si tenne immobile nel proprio posto, e sempre costante a fronte dell’inimico. Stancò quattro Cavalli; e maneggiandosi qua, e là, sette volte ritornò alla Carica colla sua Cavalleria, da lui rimessa, e riordinata. Sei colpi di pistola lo colpirono, benchè non pericolosi. Tuttochè grondasse di sangue, e venisse un ajutante, a dirgli da parte del Valstain che dovesse ritirarsi, rispose2: Questo è il tempo da comprovare la fedeltà, dovuta a Cesare. Proseguì a combattere sin all’ultimo, con che rimise molti degli sbandati. Diede tempo all’Holeh, al Coloredo, ad altri Generali, di riordinare alcuni battaglioni di Fanti, e poi la notte rimetterli in salvo. Esso poi, rinserrati i suoi squadroni, l’ultimo di tutti con somma animosità andò retrocedendo non a modo di fuggitivo, ma come chi sen va altrove spontaneamente.

Era sopravvenuto il Papenhaim con alcune truppe di Cavalleria. Ma nelle prime sparate, colpito da palla di sagro, fu costretto, a rimettersi nella propria carrozza, dove confessatosi con atti di molta pietà Cristiana finì di vivere. La di lui morte empì di terrore i Soldati del di suo seguito. Sollevossi pur anco una voce falsa, che sparse, come tutto il Campo Cesareo era sbaragliato, onde molti in vece di combattere, scamparono altrove. Il Valstain aveva mandato ordine al Generale Rinoch, succeduto al Papenhaim, che assalisse dal suo canto. Ma questi, in vece di spingersi addosso agli Svezzesi, si contenne; volendo osservare, ove piegava la fortuna, prima d’impegnarsi più oltre, il che riuscì di grave danno a’ Cesarei del Valstain. Ma peggiore assai ne cagionò il falso rumore, disseminato tra loro, che non solo il Pa-

  1. Gualdo vita ed azioni di Personaggi. V. Coloredo.
  2. Detto vita di Ferdinando pag. 412.