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capitolo i. | 15 |
la beatitudine della persona non è altro che amistade. Tullio disse: Se una persona andasse in cielo e vedesse la virtù e le bellezze d’Iddio, e le grandezze del sole e della luna e delle stelle, e tutte l’altre bellezze del cielo, e poi tornasse in terra, niente le parrebbe questa cotale allegrezza, se non avesse persona con cui potesse ragionare, siccome a sè stesso. Plato dice: Innanzi che tu ami l’amico, provalo; e quando l’arai provato, amalo di puro cuore. Lo Decreto dice: Le amistà che si fanno con una cattiva persona, non possono mai essere se non cattive, o per vile cagione. Ancora il buono si corrompe per compagnia del rio: ed il rio diventa buono, e la infamia si toglie da dosso, accompagnandosi con più onesto e migliore di lui.
Lo quarto amore, che volgarmente si chiama innamoramento, ovvero vagheggiamento, si è di tre maniere. Lo primo amore si è concupiscenza, ch’è quando l’uomo ama la donna solo per diletto che voglia di lei, e non per altro; come fanno la maggior parte delle persone. La dilettazione di questo amore si è tutta nel corporale diletto, e, secondo che prova Fra Tommaso, nessuno non ama cosa alcuna se non ha speranza d’averne alcun bene o alcuno diletto, avvegnachè sia talora male, ma quanto al suo piacere, egli è pur bene. Sicchè in ciascheduno amore conviene che sia qualche dilettazione corporale o intellettuale. La corporale discende e viene per cinque principali sensi del corpo, ch’i’ ho detto di sopra. La intellettuale viene da immaginare dello intelletto, e si è troppo