Vai al contenuto

Pagina:Antologia provenzale, Hoepli, 1911.djvu/172

Da Wikisource.
166 antologia poetica provenzale


Ve, mies qu’à Santo Estello aurian felibreja;
Aurian, au noum di rèire,
Tant fa dinda lou vèire
Que li rèire d’amount aurien richouneja.
As mies ama, parèis, di comte e dì princesso
Lou frou-frou vouladis
E lis entravadis
Que de veni treva ma pauro gentilesso.
Sabes dounc pas, Milord, qu’au pafs prouven?au
La pòusso que varaio
Dins lou founs d’uno draio
Es mai noblo souvènt que li ro li plus aut.
Li tres quart dóu Miejour, sian de bono famiho;
E tau, dins un gara,
Lou vesès laboura
Que se pourrié signa Comte de Ventimiho.


Meglio che alla Santa Estella ci saremmo spassati, avremmo, in nome degli antenati, fatto tanto tintinnare i bicchieri che gli antenati di lassù avrebbero sorriso. Hai meglio preferito, pare, dei conti e delle principesse il frou-frou volubile e le pastoie, che venire a trovare la mia povera gentilezza. Sappi dunque Milord che nel paese di Provenza, la polvere che giace nel fondo d’un sentiero, è più nobile spesso delle più alte roccie. I tre quarti del Mezzogiorno siamo di buona famiglia e qualcuno che in un campo vedi lavorare, potrebbe ben firmarsi conte di Ventimiglia.