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TUZ — 1060 — UCC


Tuzzareddu. dim. di tozzu: tozzetto. || Seccherello, rosicchiolo di pane.

Tuzziari. v. a. Cavar tozzi: tozzolare. || Mangiar il pane tagliandolo a fette. || fig. Stentare o industriarsi ad ottenere checchessia: buscacchiare, strappacchiare. || Aver una cosa a miccino.

Tuzziceddu, Tuzziddu. dim. di tozzu: tozzetto.

Tuzzuliari. V. tuppuliari. || V. stuzzicari. || V. ’nzajari. || Mendicar un tozzo.

Tuzzuluneddu. s. m. Lieve urto o spinta: spinterella. || a tuzzuluneddu, a poco a poco: a miccino. || ogni tuzzuluneddu, spesso, sovente, replicatamente. || ’n’autru tuzzuluneddu, si dice di cosa che tien lì lì per finire di esistere per qualsiasi cagione. E di persona, se inferma presso a morire: aver un piè nella fossa; se dicasi in altri eventi: esser a mal punto.

Tuzzuluni. V. truzzuni. || Alle volte si fa derivare da tozzu, e vale guadagno, mancia. || a tuzzuluni, a poco a poco: a spizzico.

Tuzzuneddu. s. m. Male che vien al frumento: golpe (An. M.).

Tuzzuniari. V. tuzzuliari.

U.

U. Ventesima lettera dell’alfabeto, quinta delle vocali: u. || Ha molta somiglianza coll’o, spesso si usano indifferentemente come urdinariu e ordinariu, ma più spesso la sostituiamo alla o italiana, (come spesso la o italiana sta in sostituzione della u latina), rimanendo così il nostro dialetto più fedele al latino ed all’italiano antico; anco il dialetto Toscano fa spesso di tali sostituzioni. || Alle volte si sostituisce alla l, a mo’ degli antichi Provenzali e dei moderni Francesi anche p. e. autru, autu per altro, alto. || È vezzo poi de’ Palermitani e degli abitanti di altri luoghi dell’Isola, anteporlo spesso alla o come nuobbili, uocchiu ecc. per nobbili, occhiu ecc. Anco gli antichi scrittori italiani ebbero tal vezzo, scrivendo nuobile, uocchio, puopolo ecc. (Favole d’Esopo). || Spesso anco la si scambia colla i come tirruni e turruni, firriari e furriari.

’U. sta per l’articolo lu. E coll’accento circonflesso û sta anche per di lu: dello.

Ua. V. racina: uva. A Piazza.

Ubberi. add. (D. B.) V. ubbertusu.

Ubbertà. s. f. Copia, dovizia, abbondanza: ubertà.

Ubbertusu. add. Abbondante, copioso: ubertoso.

Ubbidiri. V. obbidiri, e tutti i derivati.

Ubbutu. add. Avido in estremo grado: ingordo.

Ucaru. s. m. Chi vende oche.

’Ucca. Aferesi di vucca V.

Ucceri. V. vucceri.

Ucchialaru. s. m. Quegli che fa o vende occhiali: occhialajo.

Ucchialazzu. pegg. di ucchiali: occhialaccio.

Ucchialera. s. f. Custodia di occhiali: astuccio, busta. || Luogo dove stanno gli occhi: occhiaja.

Ucchialeddu. dim. di ucchiali: occhialetto, occhialino.

Ucchialettu. V. ucchialeddu. || V. cannucchiali.

Ucchiali. s. m. Strumento di cristallo per ajutare la vista: occhiale. || Lividore che vien altrui sotto l’occhio: occhiaja. || – di longa vista, V. ucchialuni. || – di Cavur, per ischerzo, le manette.

Ucchialunazzu, pegg. di ucchialuni.

Ucchialuneddu, Ucchialunettu. dim. di ucchialuni.

Ucchialuni. s. m. Cannocchiale. || accr. di ucchiali: occhialone (parmi usabile). || Specie di uccello di ripa.

Ucchïamentu. s. m. L’occhiare.

Ucchïari. v. a. Fissar l’occhio verso checchessia con intento di ottenerlo: occhiare, adocchiare. || Dar d’occhio, guardare con compiacenza: occhieggiare. || Guardare cosa o persona con grande attenzione e brama: sbilurciare. P. pass. ucchïatu: occhiato ecc.

Ucchiarruni. s. m. Spazio di terra grande, quasi quanto ne scopre la vista: occhiata (An. M.).

Ucchïata, Ucchia. s. f. Tanta lontananza o spazio di luogo quanto può vedersi coll’occhio: occhiata, || L’atto del guardare, sguardo: occhiata. || – di suli, l’entrar de’ raggi solari in un luogo per un po’ di tempo. || dari un’ucchiata, guardar di passaggio; osservare, star attento a checchessia per conto altrui: dar un occhio p. e. io vo fuori, fammi il piacere di dare un occhio alla mi’ piccina che la non si faccia del male. || ’nt’on’ucchiata, a colpo di occhio (che sarebbe un francesismo): a una occhiata. || a prima ucchiata, di cosa che vedesi appena l’occhio si volge verso essa: alla prima occhiata. || T. zool. Pesce del genere delle razze, che ha occhi grossi: occhiata. Raja oculata L.

Ucchiatazza. pegg. di ucchiata: occhiataccia. || dari o fari un’ucchiatazza, guardare ad occhio torvo qualcuno: dare o fare una occhiataccia.

Ucchiatedda. dim. di ucchiata: occhiatina, occhiatella.

Ucchiatina. V. ucchïata.

Ucchiatuna. accr. di ucchiata.

Ucchiatura. s. f. Guardatura: occhiatura.

Ucchiazzu. pegg. di occhiu: occhiaccio.

Ucchiddu. dim. di occhiu: occhietto. || dim. e vezz.: occhino, occhiolino. || Piccolo foro: forellino. || fari l’ucchiddu, ammiccare nascostamente: far l’occhiolino, dare sotto sotto degli sguardi amorosi: far l’occhietto.

Ucchiettu. V. occhiettu.

Ucchittera. s. f. La parte del vestimento ove sono gli occhielli e i bottoni: occhiellatura.

Ucchiu. Idiotismo di S. Cataldo per occhiu (Verdone).

Ucchiuteddu. dim. di ucchiutu.

Ucchiutu. add. Pieno d’occhi: occhiuto.

Ucchiuzzu. dim, e vezz. di occhiu: occhino, occhiolino. Occhiuccio è dim. ma non vezzegg. e vale occhio piccolo, ma non bello. || fari