Pagina:Arabella.djvu/297

Da Wikisource.

— 291 —

ritrovarla a una più diligente ricerca. Il letto nella sua fresca copertura di drappo era intatto. Egli vi posò una mano, e coll’altra si fregò fortemente gli occhi per rimoverne la nebbia della notte e ne portò via un umor pungente.

Non sapeva piangere e se ne sentiva un acre bisogno.

Si ricordò che fanciulletto di cinque o sei anni si era buttato sul cadavere d’una sorellina a piangere e a strillare, perchè non gliela portassero via.

Se avesse potuto far lo stesso!



Arabella nel correr dietro a suo marito non aveva che un’idea, raccogliere una prova di più, vedere, toccare con mano fin dove era tradita e avvilita, di questo documento farsene una forza per uscire con diritto, giustificata e compatita, da un’abbietta schiavitù legale; romperla insomma con una gente a cui l’ignoranza e l’egoismo incosciente de’ suoi l’avevano venduta e che faceva scontare al suo corpo e all’anima sua le conseguenze di colpe e d’abitudini irrimediabili.

Aveva bisogno di vedere e d’essere veduta per poter dire domani: basta! qui comincia la mia dignità...

S’illudeva della sua stessa forza come tutte le anime semplici, che non ne hanno che una, quella del dolore.

Riguardo a suo marito inutilmente essa aveva eccitate le più scapigliate furie che la gelosia manda fuori e mette nel cuore delle povere donne tradite e