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— Niente, niente — ripetè il Berretta, chiudendo gli occhi e spazzando l’aria colle mani davanti a sè.

— Ci sarà della gente che ti offrirà del denaro per farti cantare: ma tu sarai muto come questo sasso... — Il signor Tognino toccò tre volte col dito il marmo del caminetto.

— Come questo sasso, lo giuro: ma non mi faccia una brutta figura. O poveri morti, due anni di reclusione!

— Ben, sta zitto e tien vivo il fuoco. Ora vo di là.



Il signor Tognino prese uno dei lumi, e girata la chiavetta nella toppa, entrò nella camera della morta, lasciando solo il portinaio davanti al fuoco.

L’ombra sconnessa di quest’uomo rannicchiato sulla sedia, sbattuta dalla fiamma sul soffitto, e ballonzolante alle scosse del fuoco sui muri e sui mobili, poteva dare un’idea dello stato d’animo e dell’agitazione di tutti i suoi pensieri, che guizzavano senza ordine e senza contorno nel suo povero cervello. Egli conosceva il sor Tognino, e sapeva che con quel carattere non c’era da scherzare. Aizzato negli interessi, il vecchio signore diventava una tigre. L’aveva visto sulle furie il giorno che colse la povera Santina in atto di far la spia dietro l’uscio; misericordia! se non la pigliò a colpi di piede, fu merito della donna, che seppe infilar l’uscio e le scale. Ma dovette far fagotto e andarsene col salario in mano, dopo quasi quindici anni di servizio. Che cosa arresta l’uomo aizzato nel suo interesse? che cosa arresta il toro quando vede rosso? Come, quando, aveva sco-