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di reggio di calabria | 49 |
tale, dalla rivalità de’ forti, dalla boria delle città, dal sovrapporsi delle popolazioni. Poi, quando fu chi si tolse il carico di fissarle in iscritto, o non le seppe vagliare, o i monumenti non cercò, o non gl’intese. E intanto, sovvertimenti naturali, guerre e disastri, altri eventi, altri popoli mutarono semprepiù alle cose la faccia, e i nomi, e i costumi, e le signorie, e le credenze, e le lingue. Sicchè, cancellate o confuse le memorie, non restando nè uno storico nè un rapsòdo, essendo ignoto persin l’alfabeto delle poche iscrizioni sopravanzate, lo scombuiamento fatto maggiore dal tempo, qual maraviglia se, qui non meno che altrove, viene a riescire quasi disperato l’appuramento del vero?
VII. Lasciando dunque agli archeologi ed etnografi di professione lo studio dell’età vetusta, ed alla pili nuova affisandoci, una sola cosa si può con certezza affermare; ed è che la gente, la quale, al sorgere della romana grandezza, abitava in cotesta regione australe della penisola (siane qualunque la derivazione, i casi, i modi), era passata per tal processo ed incremento di civiltà, che da lei piglia vita e vanto una delle epoche primitive e più celebrate della nostra storia nazionale. Chi non sa della Magna Grecia? Altro paese mai, su così breve spazio, non radunò tante città quante qui il genio ellenico affratellato all’energia italica; e ciascuna sì importante, che, nella memoria degli uomini, sarebbe stata de gna di vivere assai più che non molti di quei grandi imperi, sopra cui un despoto regnò, sorretto e circondato da milioni di schiavi.
Qui la fantasia de’ Greci avea già favoleggiato fossero i confini dell’Oceano, qui il rabbioso mostro di Scilla, qui i campi del sole, qui gli orti delle Esperidi, qui la corsa del toro disarmantato e fuggitivo, o il mito d’Ercole e di Gerione. Ed erano sulle rive di questo mare tutti i prodigii dell’antichissima teogonia pae sana, e l’origine degli Dei, e l’età di Saturno, ed i regni della vita e della morte, e le sedi de’ celesti e degl’inferi.
Qui di colonie popolarono di buon’ora la contrada i Greci istessi; allettati dalla bellezza e vicinità del sito, o dalle fazioni obbligati a fuoruscire, o spinti da quel potente bisogno di movimento, di azione, di avventure, di guadagni, di libertà, ch’è l’anima delle repubbliche. Collocate in paese così propinquo alla madrepatria, e così opportuno al commercio, presto salirono in fiore; e quella potè vantaggiarsi di opulenza . e questo aiutare