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188 | rassegna bibliografica |
trova primo atto rammentante i pittori d’Averara del 1477. S’intrattiene su questi pittori perchè «lo studio minuto dei numerosi artisti valligiani è qualche cosa di episodico nella grande istoria dell’arte». Ma non ci svela il secreto perchè in quella vallicella più che altrove allora sorgessero tanti pittori, perchè ora poi quella fecondità sia esaurita ad Averara. Se avesse cercato quale mestiere in origine esercitavano quelli di tale valletta, sarebbe stato sulla via del vero.
Quest’opera è scritta per dialoghi seguendo la tradizionale forma greco-italica per amenizzare la trattazione di materie aride per loro natura ed avere opportunità di dire molte cose accessorie divagando. Per rendersi popolare il Locatelli pone tra le discussioni e le notizie, episodi romantici, alcuni dei quali veramente sono commoventi e tutti scritti col cuore. Ma che poi abbia raggiunto lo scopo è difficile accordarlo. Perchè chi studia la storia dell’arte salta a piè pari il romanzo; chi va in cerca di letture piacevoli s’impazienta alla aridità di alcune notizie biografiche e d’arte. Molto più che l’opera venne su quasi a caso, sembra una ricucitura di parecchi articoli da giornale. Non venne predisposta con concetto generale storico ed artistico. Onde col secondo volume si empiono lacune del primo. Se l’autore volesse rifarla, la ridurrebbe ad un volume solo, in cui le materie fossero fuse. S’allarga tanto e s’accumula il sapere ogni giorno; anche i dotti ignorano tante cose necessarie, che diventa ognora più urgente e preziosa l’economia nello scrivere i libri, quella economia della quale diedero gli esempi migliori i Latini.
L’opera del Locatelli sarà vivamente cercata anche dagli stranieri che ora più che mai vivamente s’interessano alla storia dell’arte italiana, e che già sanno quanta parte di quest’arte ebbe pigliato Bergamo. A quelli specialmente dorrà di dover pescare qua e colà le notizie desiderate. Ma in patria quell’opera che mette in bella luce tante glorie e sì care contribuirà ad alimentare e rieccitare l’amore e l’intelletto dell’arte onde tanto si onorano i bergamaschi.
G. Rosa.