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società ligure di storia patria 193

vannino di Parigi, Donato e Boniforte da Pavia; gli argentieri Teramo di Daniele e Simone Caldèra di Andòra.

Dei suddetti pittori si hanno più domande, con le quali chiedono alla Repubblica di essere convenzionati pel pagamento delle avarie; ma più particolarmente se ne deducono importanti notizie riguardo ai pavesi Donato e Boniforte. Perchè questi diconsi fratelli; e mentre del primo, alla data del 21 giugno 1434, si afferma che già da molto tempo lavorava pel Comune, il secondo offre di sè, della sua famiglia e delle sue avventure non pochi ragguagli. Oltre di che, asserendosi egli nato di nobile stirpe, il socio Staglieno opinava che fosse de’ Bardi; e che perciò nel Donato di questi documenti si dovesse riconoscere quel Donatus Comes Bardus Papiensis, del quale è nota e lodata una tela della Crocifissione nello spedale di Savona.

Gli atti che riguardano il Daniele ed il Caldèra sono anch’essi della medesima natura; ma ciò che riesce in ispecie notevole si è il complesso delle circostanze esposte dallo stesso Caldèra. Il quale afferma aver soggiornato lungamente in Siena, esercitandosi nello intagliare, nel traforare ed in tutte quelle altre discipline che sono proprie del magistero dell’orafa, nel quale era da tutti e dovunque stimato eccellente; essersi poi recato in Genova a persuasione de’ cittadini costituiti sopra l’opera dell’arca per le ceneri del Precursore, e di questa avergli tosto i medesimi confidato l’indirizzo e la somma. L’Autore notava pertanto come siffatti documenti avvalorino le considerazioni altra volta espresse dal socio prof. Varni, laddove opinava che l’arca in discorso (malgrado la iscrizione che vi si legge) non dovesse attribuirsi al solo Teramo di Daniele1.

Il cav. Alizeri soggiugneva poscia più altre notizie. Accennava l’opera che Donato pavese fu solito di prestare agli orefici con modelli e disegni, sì che l’Università di quest’arte ebbe a patrocinare perchè fosse alleggerito dalle pubbliche gravezze; faceva altresì parola del Boniforte, e per nuovi documenti accertava la loro pertinenza al casato de’ Bardi. Solo movea qualche dubbio che proprio a questo Donato, piuttosto che ad un suo omonimo e pros-

  1. Ved. Varni, Appunti artistici sopra Levanto, pag. 24. - Il march. Staglieno ha fatto anch’esso testè di pubblica ragione il suo scritto (Appunti e Documenti sopra diversi artisti poco o nulla conosciuti, ec; Genova, Sordo-muti), con una Aggiunta nella quale dà contezza dei pittori Ambrogio e Francesco da Pavia, (1438-1479), Cosma da Novara (1479), e Giovanni Masone d’Alessandria ’1463-6)); soggiunge nuovi particolari circa le famiglie di Teramo di Daniele e del Caldèra, e per ultimo produce un ricordo di Lorenzo Nicho da Pisa, fabbricante di ceramica (1465), il quale domanda alcune concessioni per trasportare l’arte sua da Savona in Genova.