Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/471

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rassegna bibliografica 465

Ma gli è a Vico, che spettasi la gloria di aver dato metodo e forma scientifica alla filosofia della storia.

Qui lo scrittore non è più in corte, precettore di principe; ma vivendo nella solitudine e in mezzo a’ suoi libri, sente di ritrovarsi davanti l’umanità e davanti a Dio: davanti a Dio, onde scruta riverente gli attributi e gli influssi della sua provvidenza sugli uomini; e davanti all’umanità, della quale indaga le origini, la ragione delle istituzioni, e lo scopo finale cui è intesa. Il libro che intitola la Scienza Nuova, egli lo rifece due volte; ma il pensiero onde s’informa, si ritrova in tutte le opere di lui, libri come opuscoli: che la scoperta della «storia ideale eterna», com’egli la dice, gli affaticava la mente come a Colombo quella di America. E se a volte pare, procedendo con esso, che uno si possa smarrire nel fitto buio, nota il Manzoni che ogni tanto quel buio si vede illuminato di splendidissima luce. E vedesi Vico, nelle scienze, nelle lettere, nella filosofia della storia, sentire e ricercar Dio da per tutto: nell’uomo individuo, che ne ha rischiarata la mente e la ragione1; negli svolgimenti sociali, che ne sono retti e indirizzati uscendo dalle selve sino alle accademie2; e da Vico, e in Vico, si può quindi ripetere la prima idea filosofica dell’opera onde discorriamo. Vico sentiva Dio da per tutto: e accettando dagli Egizi le età degli Dei degli eroi e degli uomini, vi sapeva ritrovare il simbolo e il mito di quella condizione di cose. E nella Metafisica poetica, notava «l’origine della poesia, dell’idolatria, della divinazione e de’ sacrificii»; nella Poetica logica, «i corollari intorno alle origini delle lingue e delle lettere; e quivi dentro le origini de’ geroglifici, delle leggi, de’ nomi, dell’insegne gentilizie, delle medaglie, delle monete»; e nella Poetica morale, «le origini delle vulgari virtù,

    e dà la vertigine dell’idolatria persino a Bossuet» (Revue des deux Mondes, 1.er mai, 1864, pag. 234).

  1. «Omnis divinae atque humanae eruditionis elementa tria, nosse, velie, posse; quorum principium unum Mens, cujus oculus Ratio, cui lumen praebet Deus (Proloquium, De uno Universi Iuris principio).
  2. Secondo Vico così procedettero nel loro svolgimento le cose sociali: dapprima gli uomini vissero nelle selve; poi nei tugurii; indi nei villaggi; e indi ancora nelle città, ove si costituirono pure le Accademie. (Dign. LXX).