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Pagina:Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891).djvu/216

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196 rassegna bibliografica

traduzione delle Omelie del Crisostomo, e la spedi a Cosimo. E qui l’A. combatte la congettura del Fabricius e d’altri scrittori che il Griffolini emendasse e rendesse più elegante la traduzione circa tre secoli prima eseguita da Borgondio giudice pisano.

Nel 14G1 il papa conferi al Griffolini un benefizio ecclesiastico a Castiglion fiorentino, e la signoria appena ne ebbe notizia scrisse al papa perchè revocasse la nomina fatta; e nel 1462 (2 novembre) il Griffolini scriveva a Cosimo de’ Medeci lamentandosi che, per interposizione della Signoria di Firenze, non avesse avuto effetto una sentenza a favor suo e a danno del Marchese Gerbone, che aveva assassinato e spogliato dei beni il nonno materno di Francesco.

Nei primi del 1463 cangiarono le sorti del Griffolini per l’ufficio di scrittore apostolico datogli da Pio II, il quale gli ordinò di completare la traduzione dell’Iliade intrapresa dal Valla e di tradurre l’Odissea. La versione dell’Odissea del Griffolini rimase inedita e fu dimenticata. Ugualmente dimenticata fu la parte avuta dall’Aretino nel completare la versione dell’Iliade. E l’A. qui fa piena luce.

Alla morte di Pio II, il successore Paolo II sciolse il collegio degli abbreviatori, ed il Griffolini ricadde nell’indigenza. Per opera del Panormita fu chiamato alla corte di Napoli, dove sembra che facesse non breve dimora. L’A. non ha potuto stabilire nemmeno con approssimazione l’anno della morte del Griffolini: solamente v’è notizia che egli, cavalcando verso Napoli, cadde e morì sul colpo.

Conchiude il M. rammentando quale confusione sui Franceschi Aretini fecero Gabriele Scarmagli, Angelo Maria Bandini, Stefano Fabrucci, ed il Fabroni, e come solo Iacopo Morelli credè in due differenti Franceschi, ed il Vahlen diffuse nuova luce sulla questione. E aggiunge: «Raccogliendo adesso le poche notizie già conosciute e diverse trovate di nuovo sul Griffolini atrocemente perseguitato dalla sventura, spero d’avere concorso a squarciare le tenebre che ancora avviluppavano la memoria d’un umanista non brillato fra gli astri di prima grandezza, ma degnissimo d’esser ricordato per la parte avuta nel diffondere la cultura e rendere familiari ai contemporanei opere greche d’alta importanza. Francesco segnalatosi collo studio e colla dottrina merita altresì d’esser portato ad esempio per le virtù dell’animo: egli modestissimo lottò coraggiosamente coll’infortunio, lottò e vinse, conservandosi sempre buon figlio e buon fratello, instancabile nel procurare con amorevole cura di far dimenticare alla madre e alla sorella le funeste conseguenze dell’inconsiderata audacia paterna» (p. 48).

Io ho in breve riassunti i resultati, ai quali, con pazienti e laboriose ricerche, con una scrupolosa critica, e con un’erudizione pro-