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20 le più antiche carte

seduti insieme dagli abitanti del plebato, convenne poi dividerli tra le nuove corporazioni sorte da quello, avendo riguardo, come è naturale a quel certo diritto di preferenza che sulle montagne limitrofe si erano, con l’uso, acquistate le ville. Però mentre la maggior parte dei beni passavano nel dominio delle Comunità, taluni, forse per la loro particolare posizione, continuavano a restare indivisi por tutti gli abitanti della Pieve. Chi consideri quanto fosse irregolare e mutabile la unione delle ville in quei primi tempi (e le carte nostre ce ne danno numerosi esempi) comprenderà subito che questo aggregarsi e disgregarsi continuo e l’impossibilità qualche volta di fare delle partizioni esatte conduceva alle più strane decisioni e a patti impossibili; si concedeva, per esempio, il diritto di usufruire degli stessi pascoli a due o più paesi insieme, o in certi mesi ad uno e in certi ad un altro, o, per non far torto ad alcuno, le terre passavano in dati periodi da uno ad un altro Comune. La confusione che ne seguiva era grande e maggiore ancora il pericolo di liti, che infatti succedevano frequentissime e talvolta portavano a deplorevoli animosità tra paese e paese. Cosi un documento (VI) dei primi anni del 1200, che pubblichiamo intero per l’originalità e l’antichità sua1,

    che Concilio restò e rimane anche ora per indicare terreni posseduti da più Comuni insieme, e che Regola si usò per significare, oltre che Comunità, anche le adunanze di queste, le norme che si stabilivano per i territori comuni e i territori stessi, e che con questo ultimo significato si conserva ancora.

  1. Le deposizioni dei testimoni, che vi sono raccolto, sono state scritte, come per molle circostanze è manifesto, all’atto stesso dell’esame ed erano appunti del cancelliere che dovevano poi essere rimessi in forma grammaticale più corretta all’atto della autenticazione. Ma appunto per questo sono atti maggiormente a presentarci il giro della frase e l’espressione, prettamente italiana, quale usciva dalla bocca di quei montanari. Noteremo qui r uso delle preposizioni da o del (homo da Roncono, Delaidus dei Cofa), le frasi da sut de Riveglero, solert per indicare sull’Ert (monte), a forza, in bel concordio, sic (affermazione). D’altra parte anche gli altri documenti tradiscono, sotto il latino assai trasparente dei notari, il volgare italiano. In una carta di Condino del 1296 si legge: via que dicitur Verta de le carre; fra i nomi o sopranomi personali ne troviamo di quelli che sono perfettamente dialettali, come Picaincosta, Sofiainfoco, Magnapan, Codebò, Cogarabia. Comenzabenus, Pelafili, Malixia, Rotesella, Inzignerius ed altri. E inutile poi che si accenni al grande aiuto che la quantità di nomi locali, che le carte nostre presentano, può portare alla toponomastica.