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262 | Scritti vari |
tita nel disimpegno del difficile e gelosissimo ufficio affidatogli.
Con lui nell’assetto della Chiesa, tanto accortamente lungo i secoli stabilito, non si azzardarono iniziative inconsulte e turbatrici; chè anche le solenni sue encicliche, preconizzanti riforme religiose, morali, scientifiche, politiche, sociali, o non ebbero una portata veramente innovatrice, o, avendola in qualche modo, echeggiarono in fine ogni volta quali accademiche esercitazioni retoriche, senza un apprezzabile effetto. E se, del fare cauto, il merito ha da essere attribuito soprattutto alle tanto avvedute tradizionalità regolatrici della Curia romana, è da farne parte anche a lui, che non si può dire, che non vi si adattasse.
E così con lui la Chiesa, questo prodotto imponentissimo di tanti secoli di operosità maravigliosa, si mantenne ancora ben salda, malgrado il contrasto formidabile della modernità: pure essendo evidente, che è finita l’era delle nuove conquiste, ed è già da tempo incominciata quella della pura difesa, combattuta sì ancora poderosamente, ma perdendo terreno sempre; e di fuori, di fronte al prevalere della scienza e del potere civile; e di dentro, coll’infiltrarsi nello stesso clero, specialmente in qualche parte del mondo cattolico, insidiose tendenze ammodernatrici, e col rilassarsi in basso per ogni dove delle credenze e delle osservanze.
(Veneto, Padova, 21 luglio 1903).
3.
— Buono con tutti, inflessibilmente retto, ideale alto e nobilissimo, pensiero e parola olimpicamente splendida; ecco i tratti della grande figura di Giovanni Bovio.