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vero indubitabilmente tutto ciò che venga in mente ad un papa, ad un concilio di proferire.1

Solo domanderò conto, a questo sfidatore di teologi romani, della espressione «sono infallibili» parlando dei summentovati concilii. Voi dunque rinfacciate ai teologi romani la dottrina, che tutti i concilii senza distinzione siano infallibili. I teologi romani invece credono, che siano infallibili soltanto i concilii ecumenici, vale a dine quelli nei quali è rappresentata la totalità della chiesa insieme al suo capo. Fuori di questo caso, no. Un concilio di una o più diocesi, di una o più provincie (come quelli ricordati di sopra di Toledo, di Chalons e di Tours) non sono ritenuti infallibili. E voi non lo sapete? Se non lo sapete, ignorate una cosa elementarissima in una scienza, della quale vi date l’aria di essere conoscentissimo, tanto da poter confondere qualunque più esperto. E in questo caso come vi dovrei qualificare? Se invece lo sapete, e fingete di non saperlo, allora ditemi un poco, con qual nome vi chiamerà un galantuomo?

«Per altri quatto secoli la confessione restò addormentata.»

Anche questo siete capace di dire, signor E. P.? Questo, che è smentito in tutti si può dire gli atti, i concilii, gli scrittori dei quattro secoli indicati! Lettori, le prove ve le potrei addurre a centinaja. Ne recherò solo alcune, perchè mi serviranno anche per le induzioni successive.

Pel secolo X. Dai capitoli dell’Abate Reginone (morto nel 915) c. 105 lib. I delle disc. eccl.2. «Quando il sacerdote sente che si ammala qualcheduno del suo popolo, non indugi ad andare a trovarlo, ed entrato... faccia uscir tutti dalla stanza; ed avvicinatosi al letto, in cui giace l’infermo, lo inviti, usando parole di carità, e di


  1. Questo punto, circa l’infallibilità, è richiamato al N. III, nella Polemica con la Gazzetta dell’Emilia — (Il liberalismo, di R. Ardigò). (Nota dell’Ed.)
  2. Patrol. Migne, tom. 132, c. 212 B.