Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/20

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l’ardore de la sua audacia. Egli proponeva ed essequiva, e ne le consulte non si faceva altiero, con dir: — Le imprese si governano con la riputazione, — ma poneva a sedere il consiglio, dove faceva di mistier la spada. Ed era si propria sua l’arte de la guerra, che la notte metteva su la dritta strada le scorte, che si smarrivano guidandolo. Fu mirabile nel tenere pacifiche le discordie dei soldati, soprastandogli sempre con l’amore, con la paura, con la pena e col premio. Né mai uomo meglio di lui seppe dispensare gli inganni e la forza ne lo asaltare i nemici; né armava il core con terribilitá mendicata, ma con l’ardire naturale fulminava detti spaventosi. L’ozio fu suo capitai nemico. Né alcuno inanzi a lui adoperò cavalli turchi. Egli introdusse la commodilá degli abiti ne le facende militari. Ebbe sommo piacere de la copia de le vivande, non dilettandosene: con la acqua tinta di vino si spegneva la sete. Insomma ognuno il può invidiare, e niuno imitare. E Fiorenza e Roma (Dio voglia che io menta!) tosto saprá ciocché sia il suo non esserci. E giá odo i gridi del papa, che si crede aver guadagnato nel perderlo.

Di Mantova, il io di decembre 1526.

IV

A MADONNA MARIA DE MEDICI

Nel confortarla per la morte di Giovanni dalle Bande nere, la prega di mandare Cosimo de’ Medici al marchese di Mantova. Io non voglio, signora, contendere con voi di dolore. Non che io non vincessi, per dolermi la morte del vostro marito piú che a persona che viva; ma perché la vincita mi saria perdita, essendogli voi moglie, perché tutti i duoli, nel mancar dei conforti, si danno a loro. E non è perciò che la mia passione non preceda a la vostra, perché il vezzo, che vi domesticò a star senza, aveva indurato l’amore, tanto piú tenero in me, quanto non un’ora, non un momento, non un attimo ho saputo né