Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/177

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durate, perch’io mi riposi ne la commoditá: ché, se ben manco d’ogni altra virtú, abondo di quella de la gratitudine e supplisco con la lingua dove manca la penna ; onde con quella vado tuttavia confessando con gran voce l’obligo che io vi tengo. Ma, s’io lo bandisco ora che tentate di giovarmi, che farò io quando mi avrete giovato? Egli è atto d’uomo di grande e di singular degnitá lo aiutar gli altri uomini. E perciò compite l’opera cominciata in mio prò, anzi in gloria de la immortalitá del massimo re d’Anglia, ai cui meriti la natura per commission di Dio creò un mondo da per sé.

Di Vinezia, il 27 di settembre 1539.

CDLXIV

A MESSER CAMILLO GIORDANO

Ringrazia di un dono ricevuto, attende l’altro promesso, e lo esorta a non intermettere gli studi. Se la cosa, che dite mandarmi, sará cosi buona e cosi bella come quella che mi avete mandata, bisognerá che io cerchi qualche nuova spezie di parole per ringraziarvene ; imperoché la maniera dei detti, che ordinariamente si usano in commendazione dei benefízi che si ricevono, ingiuriarebbe voi ne la cortesia e me ne la gratitudine. Ma io debbo tenere che ciò sará, avenga che la conforme equalitá, che è tra il vostro animo grande e il vostro ingegno sublime, non si desepara mai ne le azzioni che essi esseguiscono di comune consenso. E cosi sto aspettando la ... ecetera, non come cosa promessa, ma come dono certo. Intanto sienvi a core gli studi non altrimenti che la vita, conciosiaché ii danno del tralasciargli pareggia l’utile del continuargli. E, perché la infamia di coloro che ci diventon mediocri è simile a la gloria di quegli che ci tornano singulari, non fate torto al grado e al nome di voi medesimo, imperoché tanto dovete affaticarvici piú volentieri, quanto ci avete piú