Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/230

Da Wikisource.

di ritrovarmi nel luogo nel quale vi ritrovate, per conto del piacere che traete da le Gambarare, massimamente ora che l’anno è signoreggiato dal verno, onde la tepiditá del sole e il calor del fuoco, che in villa riscaldono con altro rifrigerio che non fa il calido e tepido del fuoco e del sole ne la cittá, vi ristora e vi ricrea non altrimenti che si facci la gioconditá de l’ombra e la freschezza de l’acqua quando lo predomina la state. La vostra vecchiezza onoranda debbe tutta risentirsi nel vedere in che modo gli alberi cominciano ad ingemmare i rami loro, e, pigliando qualitá del verde, che spunta da quel colle e da questa siepe, anche ella fa segno di rinverdirse. Intanto le cure di lei si rivolgono a vagheggiare la bellezza dei campi, la cui bontade, promettendo di supplire con l’abondanza de la futura ricolta a la carestia de la passata, vi fa rider l’animo: onde vi godete mirando i cespugli del grano spinti fuora del terreno non ingrato al sudore che gli renteneri e coltivagli quel grembo in cui lo sparse la man callosa de lo agricultore. So che vi è di utile spasso il por mente in qual maniera il prefato seme, doppo Tessersi e ristretto in virtú de la sua copritura e diffuso mercé del vapore, che, abracciandolo, il riscaldò, surga suso in erba germogliante ; la quale, fermata ne la estremitá degli acini, a poco a poco fará il cumulo nodoso, e, rinchiudendosi ne le sue guaine, quasi facente la prima barba, e tessutala con ordine di spiga, se ne verrá poi fuora, difendendo con lo steccato de le reste la biada, che ella versa, dai morsi dei piccoli uccelli. Or veniamo a la seconda consolazione dei vecchi, o, per dir meglio, a la prima, da che la debilitá, che reca in su la vita il peso degli anni, gli fa piú avidi del vino che del pane. Son certo che vi pare molto vario da le maraviglie de l’altre piante lo stupore in cui vi pone il vedere in quante fogge si pianta le viti, come tosto nascono e con che grandezza s’inalzano. Io invidio il diletto che vi dá l’ammirazione dei loro accrescimenti; e, scorgendogli tra i nodi quello che si chiama T«occhio», comprendete l’uva che debbe nascere, la copia de la quale, bontá del sugo terrestre e del calor solare, cresce, e, di acerba fattasi dolce, essendo di frutto grato e di aspetto