Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/250

Da Wikisource.

ne sia qualcun buono e, sperando, a dormigli in preda sd modo usato. Per la qual cosa andrò ili male in peggio, avenga che il trovarsi un famiglio de la tua sorte non è bontá di natura, ma un tradimento fatto dal caso a la setta dei servitori, che tanto si tengono ottimi quanto si veggono pessimi. Talché la infamia loro nasce da chi è da bene come te. Ma saria pur una gran felicitá quella di coloro che si dilettano di farsi servire, imbattendosi nei tuoi pari. Certo che altri si torrebbe dal core il desiderio dei figliuoli. Imperoché eglino, mossi da la sicurtá che possono usare con chi gli generò, se non per tempo, almeno tardi, disperano i padri con le proprie insolenze; ma i servitori, frenati da la tema che debbono avere di chi gli raccoglie, e in prima e dipoi consolano i padroni con le istesse avertenze. Ed, essendo ciò che io dico, tu puoi esser certo che mi sei talmente ne l’animo, che a te sta il signoreggiar la casa mia secondo il solito. Di Vinezia, il 15 d’agosto 1542.

DCCLXXVIII

A DON DIEGO MENDOZZA

Invia il sonetto desiderato dal Mendoza sul ritratto della sua amante, eseguito da Tiziano. Chi dubitasse, signore, de la bizzarria dei vostri andari, consideri il sonetto che mi avete fatto comporre sopra il ritratto, del quale mostrate solamente lo invoglio di seta che lo ricopre, a guisa di reliquia. Ma, perché son certo che i mici versi non tengono in sé tanto di buono quanto in lei mostra di naturale la donna, che. senza averla manzi, vi ha rasemplata il Vecellio, ne chieggo perdono al fantastico del suggetto impostomi. Intanto eccovegli nel modo che io ho saputo farvegli. Di Vinezia, il 15 d’agosto 1542.