Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/87

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iv - capitoli 81

     O letto donator de’ premi giusti,
letto, che spesso in l’amoroso assalto
mosso, distratto ed agitato fusti!
     Voi tutti ad un ad un, ch’ebbi de l’alto
35piacer ministri, avrò in memoria eterna,
e quanto è il mio poter, sempre vi essalto.
     Né piú debb’io tacer di te, lucerna,
che con noi vigilando, il ben ch’io sento
vuoi che con gli occhi ancor tutto discerna.
     40Per te fu dupplicato il mio contento;
né veramente si può dir perfetto
uno amoroso gaudio a lume spento.
     Quanto piú giova in sí suave effetto,
pascer la vista or de li occhi divini,
45or de la fronte, or de l’eburneo petto;
     mirar le ciglia e l’aurei crespi crini,
mirar le rose in su le labra sparse,
porvi la bocca e non temer de’ spini;
     mirar le membra, a cui non può uguagliarse
50altro candor e giudicar mirando
che le grazie del ciel non vi fur scarse,
     e quando a un senso satisfar, e quando
all’altro e sí che ne fruiscan tutti,
e pur un sol non ne lasciar in bando!
     55Deh! perché son d’amor sí rari i frutti?
deh! perché del gioir sí brieve il tempo?
perché sí lunghi e senza fine i lutti?
     Perché lasciasti, oimè! cosí per tempo,
invida Aurora, il tuo Titone antico,
60e del partir m’accelerasti il tempo?
     Ti potess’io, come ti son nemico,
nocer cosí! Se ’l tuo vecchio t’annoia,
ché non ti cerchi un più giovene amico?
     e vivi, e lascia altrui viver in gioia!