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quartodecimo 319


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     Di fango brutto, e molle d’acqua vanne
tra il foco e i sassi e gli archi e le balestre,
come andar suol tra le palustri canne
de la nostra Mallea porco silvestre,
che col petto, col grifo e con le zanne
fa, dovunque si volge, ample finestre.
Con lo scudo alto il Saracin sicuro
ne vien sprezzando il ciel, non che quel muro.

121
     Non sí tosto all’asciutto è Rodomonte,
che giunto si sentí su le bertresche
che dentro alla muraglia facean ponte
capace e largo alle squadre francesche.
Or si vede spezzar piú d’una fronte,
far chieriche maggior de le fratesche,
braccia e capi volare; e ne la fossa
cader da’ muri una fiumana rossa.

122
     Getta il pagan lo scudo, e a duo man prende
la crudel spada, e giunge il duca Arnolfo.
Costui venía di lá dove discende
l’acqua del Reno nel salato golfo.
Quel miser contra lui non si difende
meglio che faccia contra il fuoco il zolfo;
e cade in terra, e dá l’ultimo crollo,
dal capo fesso un palmo sotto il collo.

123
     Uccise di rovescio in una volta
Anselmo, Oldrado, Spineloccio e Prando:
il luogo stretto e la gran turba folta
fece girar sí pienamente il brando.
Fu la prima metade a Fiandra tolta,
l’altra scemata al populo normando.
Divise appresso da la fronte al petto,
et indi al ventre, il maganzese Orghetto.