Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/329

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CANTO QUINTODECIMO

1
     Fu il vincer sempremai laudabil cosa,
vincasi o per fortuna o per ingegno:
gli è ver che la vittoria sanguinosa
spesso far suole il capitan men degno;
e quella eternamente è glorïosa,
e dei divini onori arriva al segno,
quando, servando i suoi senza alcun danno,
si fa che gl’inimici in rotta vanno.

2
     La vostra, Signor mio, fu degna loda,
quando al Leone, in mar tanto feroce,
ch’avea occupata l’una e l’altra proda
del Po, da Francolin sin alla foce,
faceste sí, ch’ancor che ruggir l’oda,
s’io vedrò voi, non tremerò alla voce.
Come vincer si de’, ne dimostraste;
ch’uccideste i nemici, e noi salvaste.

3
     Questo il pagan, troppo in suo danno audace,
non seppe far; che i suoi nel fosso spinse,
dove la fiamma subita e vorace
non perdonò ad alcun, ma tutti estinse.
A tanti non saria stato capace
tutto il gran fosso, ma il fuoco restrinse,
restrinse i corpi e in polve li ridusse,
acciò ch’abile a tutti il luogo fusse.