Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/130

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124 canto


48
     A me par, se a voi par, che statuito
sia, ch’ogni cavallier per lo avvenire,
che fortuna abbia tratto al nostro lito,
prima ch’al tempio si faccia morire,
possa egli sol, se gli piace il partito,
incontra i dieci alla battaglia uscire;
e se di tutti vincerli è possente,
guardi egli il porto, e seco abbia altra gente.

49
     Parlo cosí, perché abbián qui un prigione
che par che vincer dieci s’offerisca.
Quando, sol, vaglia tante altre persone,
dignissimo è, per Dio, che s’esaudisca.
Cosí in contrario avrá punizïone,
quando vaneggi e temerario ardisca. —
Orontea fine al suo parlar qui pose,
a cui de le piú antique una rispose:

50
     — La principal cagion ch’a far disegno
sul comercio degli uomini ci mosse,
non fu perch’a difender questo regno
del loro aiuto alcun bisogno fosse;
che per far questo abbiamo ardire e ingegno
da noi medesme, e a sufficienzia posse:
cosí senza sapessimo far anco,
che non venisse il propagarci a manco!

51
     Ma poi che senza lor questo non lece,
tolti abbián, ma non tanti, in compagnia,
che mai ne sia piú d’uno incontra diece,
sí ch’aver di noi possa signoria.
Per conciper di lor questo si fece,
non che di lor difesa uopo ci sia.
La lor prodezza sol ne vaglia in questo,
e sieno ignavi e inutili nel resto.