Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/192

Da Wikisource.
186 canto


72
     Fornito a punto era l’ottavo mese
che, con lei ritrovandosi a camino,
(se ’l vi raccorda) questo Maganzese
la gittò ne la tomba di Merlino,
quando da morte un ramo la difese,
che seco cadde, anzi il suo buon destino;
e trassene, credendo ne lo speco
ch’ella fosse sepolta, il destrier seco.

73
     Bradamante conosce il suo cavallo,
e conosce per lui l’iniquo conte;
e poi ch’ode la voce, e vicino hallo
con maggiore attenzion mirato in fronte:
— Questo è il traditor (disse), senza fallo,
che procacciò di farmi oltraggio et onte:
ecco il peccato suo, che l’ha condutto
ove avrá de’ suoi merti il premio tutto. —

74
     Il minacciare e il por mano alla spada
fu tutto a un tempo, e lo aventarsi a quello;
ma inanzi tratto gli levò la strada,
che non poté fuggir verso il castello.
Tolta è la speme ch’a salvar si vada,
come volpe alla tana, Pinabello.
Egli gridando e senza mai far testa,
fuggendo si cacciò ne la foresta.

75
     Pallido e sbigottito il miser sprona,
che posto ha nel fuggir l’ultima speme.
L’animosa donzella di Dordona
gli ha il ferro ai fianchi, e lo percuote e preme:
vien con lui sempre, e mai non l’abbandona.
Grande è il rumore, e il bosco intorno geme.
Nulla al castel di questo ancor s’intende,
però ch’ognuno a Ruggier solo attende.