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Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/365

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ventesimottavo 359


24
     Cambiato a tutti parve esser nel volto;
vider tutti che ’l cor non avea lieto:
ma non v’è chi s’apponga giá di molto,
e possa penetrar nel suo secreto.
Credeano che da lor si fosse tolto
per gire a Roma, e gito era a Corneto.
Ch’amor sia del mal causa ognun s’avisa;
ma non è giá chi dir sappia in che guisa.

25
     Estimasi il fratel, che dolor abbia
d’aver la moglie sua sola lasciata;
e pel contrario duolsi egli et arrabbia
che rimasa era troppo accompagnata.
Con fronte crespa e con gonfiate labbia
sta l’infelice, e sol la terra guata.
Fausto ch’a confortarlo usa ogni prova,
perché non sa la causa, poca giova.

26
     Di contrario liquor la piaga gli unge,
e dove tor dovria, gli accresce doglie;
dove dovria saldar, piú l’apre e punge:
questo gli fa col ricordar la moglie.
Né posa dí né notte: il sonno lunge
fogge col gusto, e mai non si raccoglie:
e la faccia, che dianzi era sí bella,
si cangia sí, che piú non sembra quella.

27
     Par che gli occhi se ascondin ne la testa;
cresciuto il naso par nel viso scarno:
de la beltá sí poca gli ne resta,
che ne potrá far paragone indarno.
Col duol venne una febbre sí molesta,
che lo fe’ soggiornar all’Arbia e all’Arno:
e se di bello avea serbata cosa,
tosto restò come al sol colta rosa.