Vai al contenuto

Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/381

Da Wikisource.

ventesimottavo 375


88
     Anzi nel capo, o sia nel cor gli siede,
e di fuor caccia ogni conforto e serra.
Di ripararsi il misero non vede,
da poi che gli nimici ha ne la terra.
Non sa da chi sperar possa mercede,
se gli fanno i domestici suoi guerra:
la notte e ’l giorno e sempre è combattuto
da quel crudel che dovria dargli aiuto.

89
     Naviga il giorno e la notte seguente
Rodomonte col cor d’affanni grave;
e non si può l’ingiuria tor di mente,
che da la donna e dal suo re avuto have;
e la pena e il dolor medesmo sente,
che sentiva a cavallo, ancora in nave:
né spegner può, per star ne l’acqua, il fuoco,
né può stato mutar, per mutar loco.

90
     Come l’infermo, che dirotto e stanco
di febbre ardente, va cangiando lato;
o sia su l’uno o sia su l’altro fianco
spera aver, se si volge, miglior stato;
né sul destro riposa né sul manco,
e per tutto ugualmente è travagliato:
cosí il pagano al male ond’era infermo
mal trova in terra e male in acqua schermo.

91
     Non puote in nave aver piú pazïenza,
e si fa porre in terra Rodomonte.
Lion passa e Vïenna, indi Valenza,
e vede in Avignone il ricco ponte;
che queste terre et altre ubidïenza,
che son tra il fiume e ’l celtibero monte,
rendean al re Agramante e al re di Spagna
dal dí che fur signor de la campagna.