Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/467

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trentesimosecondo 461


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     Cosí dicendo, di morir disposta,
salta del letto, e di rabbia infiammata
si pon la spada alla sinistra costa;
ma si ravvede poi che tutta è armata.
Il miglior spirto in questo le s’accosta,
e nel cor le ragiona: — O donna nata
di tant’alto lignaggio, adunque vuoi
finir con sí gran biasmo i giorni tuoi?

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     Non è meglio ch’al campo tu ne vada,
ove morir si può con laude ognora?
Quivi, s’avvien ch’inanzi a Ruggier cada,
del morir tuo si dorrá forse ancora:
ma s’a morir t’avvien per la sua spada,
chi sará mai che piú contenta muora?
Ragione è ben che di vita ti privi,
poi ch’è cagion ch’in tanta pena vivi.

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     Verrá forse anco che prima che muori
farai vendetta di quella Marfisa
che t’ha con fraudi e disonesti amori,
da te Ruggiero alïenando, uccisa. —
Questi pensieri parveno migliori
alla donzella; e tosto una divisa
si fe’ su l’arme, che volea inferire
disperazione e voglia di morire.

47
     Era la sopraveste del colore
in che riman la foglia che s’imbianca
quando del ramo è tolta, o che l’umore
che facea vivo l’arbore le manca.
Ricamata a tronconi era, di fuore,
di cipresso che mai non si rinfranca,
poi c’ha sentita la dura bipenne:
l’abito al suo dolor molto convenne.