Vai al contenuto

Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/244

Da Wikisource.
238 canto


56
     Ma quello è a pena in terra che si rizza,
e il lungo serpe intorno aggira e vibra.
Quest’altro piú con l’asta non l’attizza;
ma di farla col fuoco si delibra.
La mazza impugna, e dove il serpe guizza,
spessi come tempesta i colpi libra;
né lascia tempo a quel brutto animale,
che possa farne un solo o bene o male:

57
     e mentre a dietro il caccia o tiene a bada,
e lo percuote, e vendica mille onte,
consiglia il paladin che se ne vada
per quella via che s’alza verso il monte.
Quel s’appiglia al consiglio et alla strada;
e senza dietro mai volger la fronte,
non cessa, che di vista se gli tolle,
ben che molto aspro era a salir quel colle.

58
     Il cavallier, poi ch’alla scura buca
fece tornare il mostro da l’inferno,
ove rode se stesso e si manuca,
e da mille occhi versa il pianto eterno;
per esser di Rinaldo guida e duca
gli salí dietro, e sul giogo superno
gli fu alle spalle, e si mise con lui
per trarlo fuor de’ luoghi oscuri e bui.

59
     Come Rinaldo il vide ritornato,
gli disse che gli avea grazia infinita,
e ch’era debitore in ogni lato
di porre a beneficio suo la vita.
Poi lo domanda come sia nomato,
acciò dir sappia chi gli ha dato aita,
e tra guerrieri possa e inanzi a Carlo
de l’alta sua bontá sempre esaltarlo.