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Giunse il giorno seguente a Basilea,
ove la nuova era venuta inante,
che ’l conte Orlando aver pugna dovea
contra Gradasso e contra il re Agramante.
Né questo per aviso si sapea,
ch’avesse dato il cavallier d’Anglante;
ma di Sicilia in fretta venut’era
chi la novella v’apportò per vera.
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Rinaldo vuol trovarsi con Orlando
alla battaglia, e se ne vede lunge.
Di dieci in dieci miglia va mutando
cavalli e guide, e corre e sferza e punge.
Passa il Reno a Costanza, e in su volando,
traversa l’Alpe, et in Italia giunge.
Verona a dietro, a dietro Mantua lassa;
sul Po si trova, e con gran fretta il passa.
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Giá s’inchinava il sol molto alla sera,
e giá apparia nel ciel la prima stella,
quando Rinaldo in ripa alla riviera
stando in pensier s’avea da mutar sella,
o tanto soggiornar, che l’aria nera
fuggisse inanzi all’altra aurora bella,
venir si vede un cavalliero inanti
cortese ne l’aspetto e nei sembianti.
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Costui, dopo il saluto, con bel modo
gli domandò s’aggiunto a moglie fosse.
Disse Rinaldo: — Io son nel giugal nodo; —
ma di tal domandar maravigliosse.
Soggiunse quel: — Che sia cosí, ne godo. —
Poi, per chiarir perché tal detto mosse,
disse: — Io ti priego che tu sia contento
ch’io ti dia questa sera alloggiamento;